IL TESTIMONE E LA CENSURA
Di ::: Gianni Casalini :::
Ieri ho visto questo famoso film russo “Il testimone” la cui proiezione in Italia è diventata ormai un taboo.
Cinema che annullano la proiezione, circoli che prima lo programmano, poi a seguito di qualche squillo di telefono annullano.
Prima di dare un giudizio sul film voglio far notare che nel 2024, in una società attraversata da ogni forma di audiovisivo, in un mondo completamente affogato nell’immagine fa paura la proiezione di un film.
Questo deve far riflettere.
Voglio dire: prendiamo per buona la tesi dei suprematisti analfoliberali per cui questo è un film di pura propaganda filorussa (poi ne parlo), ok, ma se anche così fosse sarebbe normale questo ostracismo nei confronti di un film di propaganda se noi fossimo un paese in guerra… ma noi non siamo un paese in guerra. Giusto?
Giusto?
Oppure sì, lo siamo in una forma postmoderna per cui entriamo in una guerra in punta di piedi, affermando il contrario per non impaurire l’opinione pubblica, finanziamo e riempiamo di armamenti, per motivi che niente hanno a che vedere con la realtà storica e con il diritto internazionale, un paese che non è ritenuto democratico da nessun osservatorio internazionale (l’Ucraina), un paese che ha operato una politica etnocida nei confronti delle popolazioni russe del Donbass e che è in conflitto con un altro paese (la Russia) anch’esso ritenuto non democratico; gli destiniamo risorse che vengono tolte a voci di bilancio importanti per il nostro paese, andiamo in culo alla costituzione con qualche salto carpiato e poi naturalmente ci presentiamo con il solito vestito buono dei diritti umani che è un po’ come il celeste che tutti i bischeri riveste.
La censura e la richiesta di censura nei confronti di un certo tipo di propaganda ci ricordano che siamo in guerra, ma né potremmo esserlo (quindi lo siamo illegalmente), né l’opinione pubblica né è stata informata in maniera esplicita.
Premessa doverosa, ma veniamo al film e qui naturalmente il mio giudizio si fa ancora più personale, seguitelo per quanto vi serve e come vi serve e andatevi a vedere anche voi il film e fatevi un’opinione.
Il film è un film di propaganda filorussa.
Per quanto mi riguarda senza ombra di dubbio e per quanto mi riguarda è pure un film brutto (anche se avvincente).
Mischia realtà storica e fantasia in un mix parecchio arbitrario e pericoloso con drammatizzazioni spettacolari forzate, che poco hanno a che fare con l’arte cinematografica e molto con la volontà di colpire lo stomaco dello spettatore e fornirgli una visione manichea e assoluta della realtà.
Alla fine del film, gli ucraini sono solo i cattivi e i russi sono solo buoni. Per certi versi è un film che ha imparato la lezione holliwoodiana in maniera perfetta: basta che funzioni.
E’ un film la cui sceneggiatura potrebbe essere -e forse lo è- scritta con l’intelligenza artificiale, perché mischia film già visti e li restituisce in una forma coerente ma non del tutto elaborata. Artificiale appunto.
Vi dico a cazzotto cosa ci ho visto: la struttura principale è “Il pianista” di Polański, e il protagonista lo ricorda in maniera fortissima, anche nella fisionomia oltre per il fatto di essere un musicista (violinista). Il protagonista è ebreo, anche se non viene mai detto, ma il fatto che il suo cognome sia Cohen e venga ripetuto incessantemente lascia pochi dubbi.
Di fatto tutto il film è un film su una vittima del nazismo, solo che i nazisti nel film sono gli ucraini. E qui naturalmente il terreno si fa scivoloso perché se c’è una cosa che non manca nell’esercito ucraino sono i filonazisti che non fanno nessun mistero di esserlo e che da più di 10 anni sono impiegati in azioni criminali contro la popolazione russofona, mentre l’opinione pubblica occidentale si gira tranquillamente dall’altra parte.
Però messi in questa forma, con una narrazione ossessiva e martellante e con una totale sovrapposizione alle SS forse si può affermare, con un prestito dal linguaggio giovanile, che è decisamente too much.
Altra “citazione” che compone la struttura del film “Garage Olimpo”, per quanto riguarda le torture. Solo che “Garage Olimpo” è un capolavoro e restituisce in forma violenta una realtà storica assodata, quella della dittatura argentina (altra dittatura totalmente voluta e sponsorizzata dalla “parte giusta del mondo”). Invece l’utilizzo in questo film russo mi lascia parecchio perplesso e mi sembra un puro marcatore emotivo.
Altre citazioni che fanno parte del minestrone: “Train de Vie” e ci ho visto pure una spruzzatina de “Le vite degli altri”.
I militari russi quando arrivano sono più o meno la versione di “arrivano i nostri”.
L’epilogo del film penso che sia quello che ha dato più fastidio agli analfoliberali nostrani, ammesso che l’abbiano visto e che non si siano messi a strillare perché glielo a detto lo Stoltemberg che hanno dentro. Ma non spoilero.
Dopo una stroncatura del genere io mi sono dovuto chiedere cosa ha impaurito tanto i liberaloidi guerrafondai.
La risposta secondo me è semplice e si basa su due punti.
Il primo punto: la tesi centrale del film che l’esercito ucraino abbia compiuto delle stragi e delle atrocità “false flag”, cioè per accusare i russi di crimini contro l’umanità e portare l’occidente in una guerra mondiale è tutta da verificare, ma non è del tutto da escludere e se ci si riferisce alla strage di Buča la verità storica è tutt’altro che stabilita. Verità che non può emergere con un conflitto in corso.
Il secondo punto è il più importante: cioè che questo film è fatto della stessa materia di cui è fatta la propaganda occidentale filo-Ucraina. Quella che viene passata costantemente su tutti i media mainstream nostrali, senza alcuna obiettività e con pseudo giornalisti e pseudo opinionisti che prostituiscono quotidianamente i loro cervelli e le loro lingue al servizio del nostro padrone (che ricordiamolo sono gli USA).
“Giornalisti” pronti a sostenere qualsiasi tesi di regime e qualsiasi velina in maniera istrionica, con sciocchezze e frasi ad effetto.
La propaganda de “Il testimone” è fatta della stessa materia di cui è fatta la propaganda anti-russa e per questo funziona.
E’ brutto, ma è la stessa bruttura che viene versata quotidianamente nelle teste di milioni di persone che credono di far parte della parte libera del mondo.
E’ spudorato, ma è spudorato allo stesso modo con cui vi viene raccontato che il battaglione AZOV è un battaglione di combattenti per la libertà. Allo stesso modo con cui non si parla dei russofoni che abitavano in Ucraina e che si sono rifugiati in Russia.
Insomma quello che infastidisce i liberaloidi bellicosi, che storicamente sono anche quelli che hanno sostenuto il fascismo in Italia (ma ce ne scordiamo troppo spesso) e che evidentemente hanno mantenuto il vizietto, è il fatto che qualcuno ha imparato a usare il loro tipo di propaganda.
Insomma questo film può dare fastidio solo a chi ha interesse a far passare la propaganda USA-NATO per la “verità”. Gli altri sono benissimo in grado di usare il cervello e di elaborarlo per quello che è.
Io non sono equidistante, perché l’equidistanza copre crimini e criminali, però credo che da europei avremmo su questa e su altri scenari di guerra il dovere di essere “distaccati” e di rivendicare il ruolo negoziale dell’Europa che a quanto pare non ha imparato un cazzo da due guerre mondiali e preme per suicidarsi in una terza.
Se ci sarà ancora umanità e una storia per ricostruire gli eventi al di là delle propagande contrapposte dovremo fare i conti con il fatto che tutta la storia che va dalla caduta dell’URSS in poi e dallo scioglimento del patto di Varsavia, è stata una politica di annessioni politico militari per arrivare fino a Mosca con un continuo insediamento di basi NATO (che, ricordiamolo, era stata creata per contrastare il patto di Varsavia, ma non è mai stata sciolta) intorno alla Russia e questo qualcosa c’entra con quanto sta succedendo… e questo non è propaganda, ma un forte motivo di imbarazzo per gli ultras della “parte giusta del pianeta”, a cui voglio lanciare il messaggio che non è mai troppo tardi per imparare a usare il cervello.
Foto da: wikipedia