Il programma elettorale 2019
Premessa
Empoli non merita di diventare una brutta periferia dell’area metropolitana; Empoli non merita di essere depauperata di servizi e di non governarli: abbiamo perso l’Usi, il Tribunale, rischiamo di perdere la Camera di Commercio, non indirizziamo più la politica dei servizi. Non lo merita neppure questa parte della Toscana centrale che da sempre ha espresso la capacità di conciliare capacità produttive, innovazione dei servizi e amministrazioni efficienti. Oggi occorre coniugare la parte migliore dell’esperienza del passato con un’attenzione ai bisogni dei cittadini colpiti dalla crisi, affrontare la presenza di nuove fragilità sociali e rispondere alle richieste di una migliore qualità della vita e di uno sviluppo rispettoso dell’ambiente. Il Partito Democratico, che da anni amministra la nostra città senza apparente soluzione di continuità con l’esperienza amministrativa di PCI-PDS-DS, non è più capace di fornire soluzioni ai principali problemi dei cittadini, per questo occorre un cambio di classe dirigente. Il nostro programma indica una direzione chiara, una alleanza di questa parte della Toscana perché sia sempre più attrattiva e capace di generare posti di lavoro stabili e qualificati. I fondamenti di una nuova politica sono l’aiuto alle filiere produttive che pur rimangono nella nostra zona e sono ancora rilevanti per la creazione di valore e di lavoro, garantendo a queste la massima attenzione ai loro bisogni, una seria politica di formazione dei lavoratori, le infrastrutture e i servizi necessari. Lo sviluppo di una nuova agricoltura che punti ai prodotti di qualità e biologici, al rispetto dell’ambiente che sia legata al disegno del paesaggio e allo sviluppo del turismo. Un turismo nostro non “mordi e fuggi” come nelle principali città d’arte della Toscana, un turismo legato alla valorizzazione della Toscana delle colline, dei prodotti enogastronomici e dell’artigianato di qualità. Per questo occorre una politica degli arrivi che solo una area comprensoriale vasta e autonoma dalle grandi città d’arte può immaginare. Una rivisitazione e un coordinamento dei mercati, delle feste e delle fiere che già sono presenti nel territorio tese ad esaltare i nostri principali prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato di qualità. Il rispetto per il nostro paesaggio e la valorizzazione dei nostri beni culturali diffusi sul territorio. Occorre dare ai giovani l’opportunità di trovare qui occasioni di lavoro stabile e qualificato. Bisogna inventare strumenti nuovi per rispondere alle nuove fragilità sociali, fatti di uomini e di donne che perdono il lavoro in età avanzata, immigrati che devono essere integrati, disabili che chiedono sempre più autonomia e occasioni di inserimento. Occorre ridare ai cittadini il senso vero della sicurezza sociale che significa certezza di trova re un lavoro, un’occasione per i figli, una risposta alle esigenze che nascono quando si è più fragili perché malati, perché anziani, perché stranieri, perché senza lavoro. Nuove risposte a problemi vecchi ma che si presentano oggi in maniera diversa per quantità e qualità a cui occorre rispondere con la capacità di inventare strumenti e risposte nuove che il presente programma cerca di delineare ma che potranno ulteriormente arricchirsi nel dialogo e nell’apertura segno distintivo di una nuova classe dirigente a fronte della chiusura e dell’autoreferenzialità dell’attuale.
Sezioni
Acqua
Una delle sfide essenziali per garantire un futuro al nostro territorio, al nostro ambiente ed alla nostra società, è rappresentato dalla gestione oculata ed efficiente della risorsa idrica. Il referendum del 2011 ha dato una risposta netta a favore del ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, ma il sistema attuale {misto pubblico-privato) continua a procedere in tutt’altra direzione. Le tariffe della nostra società, fra le più care d’Italia, comprendono ancora la remunerazione del capitale investito. Dal momento di entrata del privato gli utili realizzati da Acque SpA ammontano ad oltre 140 milioni di euro di cui il 45% è di competenza del privato, che per acquisire le sue quote azionarie ha pagato poco più di 18 milioni di euro. Nel frattempo il servizio rimane con perdite idriche che sfiorano il 40%, il 72% delle condotte ha un’età che supera i 30 anni ed infatti le rotture sono innumerevoli, come tutti possono constatare. Anche la depurazione ristagna a quote che sono al di sotto di tutti gli standard di qualità. Gli investimenti vantati quindi non hanno prodotto una qualità adeguata del servizio. Il finanziamento del sistema idrico rimane un punto cruciale specie in vista dei consistenti investimenti che l’Unione Europea chiede da tempo in tubature, depurazioni e acquedotti. Servirebbero 25 miliardi di euro nel nostro paese. In questa ottica ci pare da valutare anche la proposta degli idrobond {obbligazioni per finanziare gli investimenti nel settore idrico) già sperimentati in Veneto che sarebbero un modo dì fare partecipare il risparmio privato a un progetto di grande utilità. Le nostre proposte Ci batteremo in ogni sede per l’acqua pubblica, perché l’obiettivo è concreto, intelligente e realizzabile, come dimostrano le esperienze di tante città europee; chiederemo che la Regione Toscana definisca e coordini il percorso dì ripubblicizzazione , orientando in tal senso, da subito, l’azione della parte pubblica delle aziende. Il Sindaco dovrà intervenire nei consigli di amministrazione col mandato dell’Assemblea Comunale; Sarà una priorità della nostra amministrazione far rispettare il volere popolare anche per quanto concerne il secondo quesito referendario; Il caro tariffe e le persistenti difficoltà economiche di molte famiglie producono situazioni di morosità che portano spesso al distacco dell’utenza. Il fondo di solidarietà (che paghiamo tutti in bolletta) serve ad aiutare i casi più indigenti, garantendo il diritto all’acqua. L’acqua è fondamentale per la vita. Proponiamo di garantire 50 litri al giorno alle persone che vivono dietro ai contatori staccati, che non sono dei semplici numeri insolventi ma persone in difficoltà; Introdurre una tariffa che tenga conto dei membri del nucleo familiare, oltre al mero calcolo del contatore, per agevolare le famiglie numerose, che sono sempre di più a causa della crisi economica; Ridurre il prelievo idrico mediante l’adozione di sistemi di ottimizzazione dei consumi e di riutilizzo delle acque e iniziative strutturate di sensibilizzazione per incentivare l’uso dell’acqua del rubinetto, in un piano generale di ‘Empoli plasticfree’; In tal senso va anche la nostra proposta di installare un fontanella dell’acqua buona ogni mille abitanti e nei pressi dei servizi principali; 3 Studiare e promuovere interventi per la difesa dei corsi d’acqua attraverso l’istallazione di semplici sistemi per catturare la plastica in superficie, senza procurare disturbo alla fa una presente.
Animali
Cultura è anche rispetto degli animali e la loro tutela è sempre più importante per i cittadini di ogni età e condizione, anche in considerazione del fatto che sempre più famiglie empolesi convivono con almeno un cane o un gatto e questo ha determinato la nascita di nuovi bisogni. A livello locale, il compito di una nuova amministrazione, dovrebbe essere quello di dare delle risposte e di non lasciare sole le famiglie e le associazioni che si prendono da tempo cura ogni giorno dei nostri amici a quattro zampe abbandonati e dei volatili feriti recuperati in zona. Le nostre proposte: Un’area sgambatura cani in centro ed in ogni frazione. Incentivi per i volontari che si occuperanno della pulizia dell’area e il mantenimento del decoro della stessa equivalenti al rimborso nella misura del 70% sulle spese veterinarie del proprio cane (i volontari saranno nominati o eletti tra i fruitori dell’area in questione); Per ogni cane randagio o abbandonato e per ogni gatto trovato e adottato l’amministrazione comunale assicurerà il rimborso del costo della prima visita e della sterilizzazione dell’animale alla famiglia adottante; Altra priorità di Empoli è la costruzione di un nuovo gattile, più spazioso e accogliente, destinato a sopperire alle necessità dei gatti e dei volontari che ad oggi prestano le loro cure in assenza di un ambiente adeguato.
Beni Comuni e Servizi Pubblici
Una comunità è connotata anche da come tutela i beni comuni. Dai servizi che si dà, da come li organizza, dalla loro qualità, dalla loro universalità. Non è per noi tollerabile che siano le aziende a determinare le scelte e gli indirizzi al posto della rappresentanza della comunità. I nostri comuni hanno in Publiservizi una holding di gestione delle partecipazioni nelle aziende di servizio. Pensiamo che le dimensioni e la complessità gestionale assunta dalle aziende medesime, giustifichino la intermediazione di una azienda pubblica che controlli per conto dei comuni, fungendo da strumento di approfondimento e supporto per i Consigli Comunali nelle decisioni ed anche da coordinamento dei comuni stessi, in maniera da rendere più efficace la loro partecipazione al governo dei servizi. In questi anni abbiamo visto il ruolo di Publiservizi costantemente sconfessato dal rapporto diretto tra il sindaco e i vertici delle aziende, con contemporanea costante esautorazione di qualsiasi ruolo dei Consigli Comunali. Vogliamo invertire questa tendenza e ridare voce al Consiglio Comunale su temi di questa importanza per la comunità. Le nostre proposte Scelta dei dirigenti delle aziende sulla base di competenze specifiche e non sulle appartenenze di partito, con selezioni ad evidenza pubblica e coinvolgimento del Consiglio Comunale sulla scelta dei criteri da privilegiare; Limite al cumulo di incarichi per i manager e incompatibilità con lo svolgimento di analoghe attività a livello privato, verifica dei risultati e limite ai compensi; Intervento del Sindaco nell’assemblea dei soci solo previo passaggio in Consiglio Comunale; Previsione di almeno due sedute annuali della commissione competente {e se del caso anche del consiglio) alla presenza di Publiservizi, per illustrazione passaggi di bilancio ed indirizzi strategici delle partecipate di servizio.
Casa, diritto fondamentale
La casa è un bene primario e un diritto elementare della persona. La crisi rende le persone meno capaci di soddisfare autonomamente questo bisogno. Empoli è un comune ad alta pressione abitativa e l’emergenza abitativa è problema costante. La richiesta di alloggi ERP supera, oramai in maniera cronica, di diversi ordini dì grandezza l’offerta mentre lo stato di manutenzione del patrimonio ERP spesso non ne consente un completo utilizzo e condizioni d’uso adeguate. Persiste una difficoltà nel mercato degli affitti che esita in un consistente numero di alloggi sfitti a fronte di una domanda di alloggi a canoni accessibili che rimane inevasa. A fronte di tutto questo noi crediamo serva un più deciso intervento pubblico finalizzato a sostenere maggiormente chi è in difficoltà a reperire autonomamente e mantenere un alloggio. Questo non significa esclusivamente edilizia popolare pubblica ma significa anche questo. Gli investimenti per ampliare il patrimonio ERP mancano arami da troppo tempo e l’offerta di alloggi è troppo sottodimensionata rispetto alle necessità. I fondi per le manutenzioni necessitano di integrazione da parte del comune perché le sole risorse provenienti dai canoni di affitto non sono storicamente sufficienti e noi invece necessitiamo di poter disporre di tutto il patrimonio immobiliare disponibile. La sola risposta ERP tuttavia non è sufficiente. Esistono fasce di popolazione che sono in difficoltà a garantirsi a prezzi di mercato una casa anche se non rientrano nei requisiti ERP. Qui bisogna agire col fondo affitti, che va potenziato per coprire il bisogno e garantire un aiuto sensibile, ma vanno anche immaginati interventi di edilizia pubblica destinata a fasce di popolazione in grado di pagare affitti intermedi tra il prezzo di mercato e l’ERP, così come forme di agenzia casa che aiutino l’incontro domanda offerta con l’intermediazione e la garanzia del comune. Vanno poi sperimentate soluzioni innovative di edilizia sociale, favoriti gli utilizzi temporanei, il ricambio e le nuove forme di condivisione. Il sistema attuale per fronteggiare l’emergenza abitativa è in grado di dare solo risposte parziali e limitate ad una precisa fascia di persone (donne con figli minori) e non è capace di rispondere efficacemente al problema. Le nostre proposte Verificare presso Publicasa l’adeguatezza dei programmi di manutenzione e della dotazione finanziaria disponibile, intervenendo, se necessario, con fondi propri allo scopo di rendere completamente ed adeguatamente fruibile tutto il patrimonio disponibile; Definire un piano di edilizia pubblica per potenziare il patrimonio disponibile, privilegiando il recupero di edifici pubblici e l’acquisto di invenduto, che contribuirebbe ad alleviare la crisi dell’edilizia e l’acquisizione di immobili per edilizia sociale all’interno dei piani convenzionati; Promuovere l’acquisizione delle “nude proprietà” con l’intento di costruire, nel tempo, un patrimonio pubblico non concentrato in un’unica sede ma disseminato nel territorio; Attivarsi per aumentare la dotazione di immobili per l’emergenza abitativa nelle stesse forme sopra descritte, definendo nel contempo modalità di risposta che tutelino la dignità delle persone coinvolte, in particolare garantendo il mantenimento dell’unità familiare e la possibilità di disporre di alloggi in modo esclusivo, così da mantenere la propria intimità, base di autostima e sicurezza personale. Forme di co-hausing e condomini solidali, positive per affrontare situazioni specifiche, non possono in alcun modo essere l’unica risposta ad un problema di queste dimensioni e con queste caratteristiche; Garantire che il fondo per i contributi ad integrazione dei canoni di locazione dia risposta a tutti gli aventi diritto, anche stanziando risorse proprie; Definire azioni di vera e propria “agenzia sociale casa” che abbia lo scopo di intermediare offerta e domanda di alloggi in affitto, in maniera da promuovere un mercato calmierato, dove la garanzia pubblica e, al bisogno, il sostegno al pagamento dell’affitto, agisca come fattore di ampliamento dell’offerta ed abbassamento dei prezzi; Promuovere forme innovative dell’abitare sociale come la coabitazione o l’autocostruzione e l’autorecupero anche mettendo a disposizione edifici pubblici dismessi; Farsi carico di chi è più fragile, promuovendo interventi di messa in sicurezza delle abitazioni, messa a norma impianti, eliminazione delle situazioni di rischio rappresentate dal riscaldamento con stufe, eliminazione barriere architettoniche, risparmio energetico, ecc; Costruiamo pacchetti di intervento che coinvolgano anche le aziende dei servizi pubblici (acqua ed energia), richiamandole ad una connotazione più ricca della sola natura tecnica industriale; Rivedere la funzione che può svolgere Publicasa, anche nel senso di potenziare gli interventi sperimentali finalizzati ad una miglior gestione del patrimonio ottenuta con il coinvolgimento attivo di chi lo abita; Intervenire presso i proprietari di fondi sfitti al fine di favorire l’utilizzo degli immobili e la loro cura con penalizzazioni per chi tiene sfitto e facilitazioni per il recupero e la locazione a canone concordato.
Centro
Il Centro è il cuore della città. Vive delle sue funzioni: il commercio, ma anche i servizi. Vive se è abitato da una popolazione varia, se non diventa un ghetto. In tal senso va condotta anche una lotta decisa ad un utilizzo degradante del patrimonio urbanistico del centro, spesso affittato al nero in condizioni al limite dell’abitabilità. Noi non abbiamo la soluzione magica. Ci sono alcuni punti di forza. La Biblioteca, il complesso degli Agostiniani e l’area Trovamici. Possono fungere da fulcro per un potenziamento delle funzioni di sostegno allo studio ed all’apprendimento multimediale. Il progetto HOPE sembra andare in questa direzione anche se il disegno funzionale non pare ancora sufficientemente definito. la presenza di spazi di rappresentanza della città, spazi dedicati alla formazione ed allo studio, assieme ad altri che sono a sostegno della socialità ed alle strutture di servizio e supporto, come il condominio solidale, possono rappresentare una cornice interessante da sviluppare. Dovremo anche essere capaci di concepire un centro più ampio di quello attuale che comprenda via Roma, via T into da Battifolle, l’area del Palazzo delle Esposizioni. Ripensare piazza Gramsci: per es. con un mercato dedicato alla filiera corta, al riuso e allo scambio. Un centro ricco di spazi di incontro dal quale allontanare progressivamente le macchine e far tornare i residenti. Un centro dove ripensare anche luoghi d’incontro storici ed ora abbandonati, come l’ex sede della CGIL in Via Roma, per la quale andrebbe pensata una nuova funzione, che preveda anche la presenza di un circolo ricreativo del centro, luogo d’incontro multifunzionale e in grado di rispondere ai bisogni di più generazioni. Particolare attenzione andrà dedicata alle dotazioni tecnologiche come wi-fi e telecamere per la videosorveglianza, soprattutto intorno a Porta Pisana, ma anche la possibilità di usare APP legate al car sharing e al bike sharing, di controllare in tempo reale dal proprio smartphone la situazione del traffico cittadino per scegliere i percorsi da seguire, ecc. Le nostre proposte Occorre una intensa azione di controllo delle condizioni igieniche e della regolarità degli affitti degli i mobili del quadrilatero centrale. E contemporaneamente un’azione verso le proprietà per definire il progetto e le azioni necessarie per una riqualificazione complessiva; A partire dal progetto di innovazione urbana (HOPE) che andrà completato e meglio definito nelle funzioni, è necessario avere un progetto complessivo per il riutilizzo del vecchio Ospedale; apriamo su questo un percorso partecipativo; Incentivare progetti di recupero contestuale di interi isolati, per raggiungere standards abitativi adeguati e contrastare l’effetto ghetto. In tal senso è indispensabile pensare a come favorire la realizzazione di ascensori per i piani superiori e parcheggi per uso esclusivo dei residenti al fine di rendere nuovamente appetibile il centro fuori dalla logica ghetto; Coinvolgere le proprietà dei fondi in un progetto complessivo per il commercio; Impegnare i proprietari dei fondi sfitti al mantenimento del decoro delle vetrine; Liberare piazza del Popolo dalle macchine e farne un luogo di incontro, un’area di studio all’aperto, arredandola adeguatamente con alberi, panchine e copertura wi-fi; – –pedonalizzare il lato centro di piazza della Vittoria, piazza XXIV Luglio e via Roma nel tratto tra via piazza della Vittoria e via G. da Empoli; Bloccare il progetto di edificazione nell’area del Palazzo delle Esposizioni con 5000 mq di abitativo: va preservata la valenza pubblica di quest’area il cui riutilizzo può essere strategico; serve un edificio di pregio a destinazione teatro, auditorium, polo convegnistica, un nuovo centro culturale per la città; Ridefinire il rapporto tra fiume è città completando la ciel abilità delle sponde, risistemando ed attrezzando le rive per la fruizione estiva; Garantire i piccoli interventi importanti per vivere le nostre piazze e i nostri spazi: iniziative itineranti, cura degli arredi a gioco, loro ammodernamento; coinvolgere il ricco tessuto associativo esistente affidando a associazioni, per es., l’animazione di una piazza per un giorno; Sollecitare una collaborazione con la CGIL per ridestinare il palazzo di via Roma a nuovi usi che prevedano anche una funzione aggregativa per il centro; Garantire un impegno costante dell’Amministrazione al fine di promuovere la nascita di iniziative di intrattenimento, ricreazione e socializzazione, legate al territorio e non cercate sul mercato, come è avvenuto negli ultimi 5 anni, come format precostituiti, che si ripetono uguali in ogni città; Per un (re)insediamento residenziale inoltre è necessario dare continuità ad una ripresa dì esercizi di vicinato; 9 CULTURA La cultura di un territorio è fatta di storia, identità, legami sociali. Cultura è, prima di tutto memoria. Perché sappiamo che senza memoria non c’è futuro. E la cultura ci è indispensabile per scegliere la prospettiva, i valori, gli obiettivi su cui vogliamo incardinare e costruire il futuro della nostra comunità. La cultura è una risorsa strategica. É uno strumento fondamentale per educare e formare le persone, ma anche per promuovere benessere e integrazione. Compito di un Comune è di programmare un’offerta di cultura che consolidi il capitale sociale del territorio. Cultura infatti non è solo manifestazioni e spettacoli da guardare/ascoltare/fruire, o beni culturali da tutelare e valorizzare e da offrire al godimento delle persone. Cultura è anche e prima di tutto la rete dei valori su cui si regge la comunità cittadina. Dunque per noi cultura sono le norme non scritte che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, tutti quegli elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale, che aiutano a promuovere iniziative prese di comune accordo. Cultura per noi è fiducia reciproca più disponibilità a collaborare per obiettivi comuni. I valori di questa cultura arricchirono il nostro Comune, un tempo e si sono tradotti in opere: società di credito cooperativo, società di mutuo soccorso, sindacati dei lavoratori, cooperative di lavoro e di consumo e molte altre forme associative di va rio genere: circoli ricreativi e culturali, cori, confraternite … Il nostro associazionismo è prezioso e sarà ancora una volta la nostra forza. Dall’ANPI, con cui abbiamo fatto tante battaglie: da quella in difesa della Costituzione dall’ennesimo attacco finalizzato a piegarne l’anima più profonda, alla presentazione della mozione per impedire l’agibilità politica nella nostra città a formazioni fasciste o razziste. Ali’ ARCI, col patrimonio prezioso delle case del popolo che ha bisogno di rilancio e rinnovato sostegno, ma che rappresenta ancora l’ossatura della nostra vita democratica. Ma poi a tutto quel tessuto pullulante di vita, di gruppi grandi o piccoli, che si occupano di ambiente, solidarietà, cultura, che vanno sostenuti ed incoraggiati. Ci sono cose che consideriamo emblematiche come la possibilità di utilizzare gratuitamente spazi pubblici per iniziative sociali e culturali senza scopo di lucro, per la quale ci siamo battuti in Consiglio comunale. Le nostre proposte Vogliamo un rafforzamento e messa in rete del tessuto culturale e delle istituzioni culturali esistenti, attraverso il sostegno alla cultura della creatività; creare spazi di aggregazione sociale e culturale e favorire il volontariato anche in direzione cultura. Ci impegneremo per una maggiore valorizzazione della Biblioteca comunale; un impegno sistematico nell’organizzazione di occasioni di incontro che favoriscano intercultura e legami di solidarietà tra i giovani ma non solo. Pensiamo all’importanza del confronto interculturale con le numerose comunità di migranti stabilmente presenti sul territorio comunale, quelle dell’Est Europa (le badanti e non solo), la comunità cinese; altre comunità del Sud-Est asiatico; alcune comunità dell’Africa equatoriale e del Maghreb; organizzare uno sportello Erasmus; la Banca del Tempo, che può essere utilizzata anche per scambi di “prestazioni” culturali, lettura ecc.; concorsi a tema culturale di vario genere; 10 esplorazione del patrimonio culturale della città (tra cui anche l’archeologia industriale, il recupero della memoria delle antiche vetrerie e delle confezioni). A questo proposito è importante la valorizzazione del Museo del Vetro, per diffonderne sempre più, tra gli empolesi e non solo, la conoscenza e la fruizione delle attività che svolge (qui c’è una parte molto importante delle radici di questa città); Il Premio Pozzale necessita di una ristrutturazione profonda, a cominciare dalla composizione della giuria, dal coinvolgimento “organico” degli studenti delle medie superiori e degli insegnanti e dall’oggetto del premio stesso. Pensiamo a un Premio Pozzale come manifestazione annuale che ruoti intorno al tema del capitale sociale e culturale di cui è (era?) ricco questo territorio. Un “Festival della coesione sociale” (ovvero della mancanza di, e della perdita di fiducia sociale); Vogliamo aprire un confronto e verifiche affinché la prossima consiliatura metta mano ad una grande necessità per la nostra città: un teatro, che da troppo tempo aspettiamo; – vogliamo rispondere alla richiesta di tante associazioni culturali di mettere a disposizione gratuitamente spazi comunali per la realizzazione di iniziative non a scopo di lucro.
Democrazia e/è partecipazione
Il BILANCIO PARTECIPATIVO che proponiamo è uno strumento per promuovere la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio preventivo dell’ente, cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati dall’amministrazione. “Si può parlare di Bilancio Partecipativo quando su un territorio viene praticato un percorso di dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, puntando a costruire forti legami ‘verticali’ tra istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami ‘orizzontali’ tra i cittadini le loro organizzazioni sociali”. Il bilancio partecipativo contribuisce a riavvicinare le persone alla politica e al governo del territorio. Esso rappresenta /(uno strumento privilegiato per favorire una reale apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e la distribuzione degli investimenti pubblici, superando le tradizionali forme solo ‘consultive’ e creando un ponte tra democrazia diretta e quella rappresentata”. Nel nostro tessuto cittadino si prestano all’utilizzo di questo strumento in particolare le consulte di frazione che potrebbero gestire in questo modo quote riservate del bilancio comunale. Con questo strumento: – i cittadini sono informati preventivamente dei contenuti del bilancio dell’amministrazione – i cittadini sono chiamati a valutare e votare alcuni progetti o interventi individuati dall’amministrazione – i cittadini sono chiamati ad avanzare proposte progettuali di cui l’arnmìnistrazione dovrà tenere conto al momento della definizione del bilancio – i cittadini sono chiamati a confrontarsi e a decidere su come spendere una quota del budget dell’amministrazione Andranno inoltre previste forme diverse dì partecipazione dei cittadini Le nostre proposte – Informazione e comunicazione: si pianifica la comunicazione verso i cìttadini, si predispongono gli strumenti – sito web, social network, forum, campagna di comunicazione, pubblicazioni, depliant, ecc. – e sì informa la cittadinanza sull’iniziativa e sulle modalità di svolgimento; -Consultazione e partecipazione: si organizzano e realizzano gli incontri, si gestiscono gli strumenti e i momenti di partecipazione; -Valutazione, definizione e diffusione: l’amministrazione valuta la fattibilità delle proposte e decisioni raccolte, definisce il bilancio e ne informa la cittadinanza; -Inserimento di un ‘question time’ dei cittadini dove è possibile fare segnalazioni generali e specifiche, in particolare attraverso le consulte di frazione, che il Consiglio Comunale, periodicamente, discute.
Energia
L’energia sta diventando sempre più una risorsa sociale e strategica, pertanto le politiche energetiche vanno attentamente valutate dagli organi competenti, ma per la loro applicazione è necessario l’ampio consenso dei consumatori finali. Viviamo in una società energivora che tende a non porsi il tema del risparmio e neppure quello dell’approvvigionamento se non in termini meramente economici. Invece il tema dell’energia si intreccia strettamente con quello dei cambiamenti climatici sempre più rilevante, e dei costi della pubblica amministrazione: infatti, da una analisi attenta dei consumi energetici è possibile ottenere un vantaggio per la collettività e per l’ambiente (riducendo gli sperchi), attraverso opportuni investimenti migliorativi che si ripagano nel tempo. Il primo riorientamento da operare è quello sul contenimento dei consumi. Il secondo riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulita. In particolare l’approvvigionamento energetico richiede un ottica di area ed anche la volontà di sperimentare ed innovare. Esistono già esempi interessanti di riappropriazione della produzione e distribuzione di energia da parte di comunità locali, con recupro di sovranità su beni fontamentali ed assi strategici, che non possono essere consegnati unicamente al mercato. Serve un piano energetico di area che definisca i fabbisogni e lavori su fonti rinnovabili e pulite per tutelare l’ambiente e ridurre i costi. Serve anche un ottica di ottimizzazione che recuperi energia per esempio dai cicli produttivi riutilizzandola e rimettendola in circolo. Serve un’azione costante di esempio da parte della pubblica amministrazione e di orientamento dei cittadini a comportamenti corretti e virtuosi. Il nostro comune aderisce al “patto dei sindaci” che si pone obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni clima Iteranti ed ha redatto un PAES che dovrebbe diventare una guida per ogni politica. Le nostre proposte Sottoporre gli edifici della pubblica amministrazione ad audit energetici e ad una vera e propria diagnosi energetica, una procedura sistematica volta a fornire la conoscenza dei consumi energetici degli edifici e degli impianti, al fine di sta bili re le caratteristiche rilevanti dal punto di vista energetico (impiantistica, coibentazioni, infissi .. ), individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e riferire in merito ai risultati, per portarli tendenzialmente all’autosufficienza o almeno al miglioramento dell’efficienza; Ottimizzare il sistema di illuminazione pubblica; Adottare un regolamento edilizio che incentivi la riduzione dei consumi energetici, e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili; Promuovere campagne di informazione e formazione rivolte ai cittadini ed ai tecnici per diffondere la consapevolezza della necessità del risparmio energetico e dell’abbandono delle fonti fossili; Promuovere la redazione di un piano energetico di area finalizzato a ridurre progressivamente la produzione energetica derivante da fonti non rinnovabili per sostituirla con energia derivante da fonti dawero pulite.
Frazioni
Le nostre frazioni sono un presidio di socialità e rispondo ad un disegno di città umanizzante che vogliamo sostenere e valorizzare. Per farlo occorre affrontare i problemi che le affliggono oramai da tempo. Valorizzare significa anche far partecipare a pieno titolo alle decisioni. Le frazioni sono più facilmente oggetto di degrado sia per la lontananza dal centro che, a volte per la concentrazione di situazioni di disagio sociale. Occorrerà lavorare per garantirne la cura, mantenere il tessuto sociale che esiste ed ampliarne il perimetro. In particolare il sistema delle case del popolo rappresenta un presidio sociale fondamentale che ha necessità di sostegno e rilancio. Una socialità adeguata riesce anche a leggere e segnalare le situazioni di disagio sociale ed è anche la miglior garanzia per la sicurezza di un territorio. le nostre proposte Creare un fondo a sostegno di chi voglia aprire un negozio in frazione o lo voglia ristrutturare operando al contempo sconti tariffari; Revisione dei servizi di trasporto pubblico locale per garantire collegamenti ottimali e fasce orarie adeguate alla conciliazione dei tempi di vita, scuola e lavoro. Ripristinare, se necessario servizi a chiamata. Realizzare collegamenti ciclabili sicuri col capoluogo; Garantire la sicurezza di pedoni, delle persone disabili, dei passeggini, dei ciclisti all’interno della frazione attraverso marciapiedi o percorsi protetti; Verificare la possibilità di individuare un edificio pubblico (esempio ex-scuole, ex casa del fascio, ecc.) da dare in gestione a libere associazioni di cittadini della frazione e che diventi sede della consulta di frazione; Promuovere e sostenere il rilancio delle case del popolo; Un impegno per il mantenimento di servizi esistenti (poste, farmacia, alimentari, giornalaio, trasporti) e immaginarne di nuovi (un fontanella di acqua buona in ogni frazione); rientra in questo quadro il decentramento di alcuni servizi amministrativi, come l’ufficio mobile della polizia municipale e I’ URP a Ponte a Elsa; Promuovere edizioni di frazione del Mercatale; istituzione delle consulte di frazione: centri di raccolta di bisogni e istanze del territorio che chiameremo ad attuare, anno dopo anno, un vero percorso di bilancio partecipativo; una quota percentuale del bilancio di previsione sarà lasciata “in bianco” ed utilizzata per attuare interventi proposti e discussi dai cittadini e approvati dai consigli di frazione; La frazione è anche il miglior terreno dove sperimentare una sussidarietà orizzontale per la manutenzione di alcuni beni comuni (giardini di quartiere, strade, piazze, giochi per bambini, ecc.). Tuttavia sempre nell’ottica dell’integrazione e mai della sostituzione di compiti che rimangono del Comune, con lo scopo di creare e rafforzare i legami di comunità. li comune deve promuove il senso di appartenenza e partecipazione alla vita della frazione. La manutenzione e cura dei beni pubblici (parchi, giochi, strade, marciapiedi, ecc.) è fondamentale in tutta la città e le frazioni necessitano di particolare attenzione da questo punto. Andrà fatta un’attenta verifica delle necessità per pianificare gli interventi. Empoli ha la caratteristica di avere non uno ma tre centri storici. Andranno quindi valorizzati i borghi storici di Pontormo e Monterappoli, recuperandone il patrimonio urbano e valorizzandone i 14 punti di forza anche ai fini di inserirli in un circuito turistico più attento e consapevole.
Lavorare per il futuro
Uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile Il sistema economico italiano e particolarmente il nostro dell’Empolese-Valdelsa, è fondato sulla piccola e media impresa, sul commercio e sull’artigianato. Certamente anche i nostri piccoli imprenditori pagano il prezzo di una politica industriale inesistente nel nostro paese, da tanti anni a questa parte. Ma anche nella nostra zona dobbiamo fare di più per realizzare un contesto favorevole a uno sviluppo solido, in armonia con l’ambiente. Qualità è innovazione, tecnologia e bellezza. Un modo di produrre in grado di rispettare la vita, la salute, il benessere delle persone. Servono conoscenza, ricerca, una pubblica amministrazione intelligente e trasparente che sappia garantire il rispetto dei beni comuni e contemporaneamente sostenere la buona impresa. Infrastrutture materiali ed immateriali necessarie per collegarsi col mondo. La creatività dei giovani sostenuta ed incentivata. Serve tutelare ed innovare il nostro sistema manifatturiero. Dobbiamo tornare a governare le nostre città dalla parte di chi vive di lavoro. Sia esso dipendente o autonomo, magari forzato. Precario o a tempo indeterminato. Piccolo artigiano o commesso o titolare di negozi magari in franchising. E anche chi lavoro non ce l’ha, perché è un giovane disoccupato a cui si offrono solo tirocini o stage gratuiti o mance da elemosina per lavorare 12 ore al giorno, o perché l’ha perduto a 50 anni e non è facile rientrare. O i lavoratori degli appalti che magari mettono insieme 20 ore alla settimana disseminate su più sedi e più rientri quotidiani. Pensiamo che il principio ‘uguale lavoro uguale trattamento salariale’ sia essenziale per non arretrare nei livelli di civiltà. Segnaliamo ancora che, a fronte di un processo di centralizzazione e accorpamento dei servizi che interessa molti campi nella nostra regione, si assiste ad un processo di ‘periferizzazione’ della nostra città e del nostro territorio che vogliamo senz’altro fermare. E contemporaneamente noi vogliamo esercitare il massimo sforzo per tenere insieme questioni sociali e questioni democratiche, Con questi orientamenti abbiamo apprezzato anche molti contenuti del Patto Territoriale del luglio 2018 (CGIL-CISL-U I L -Confindustria) in cui si avanzano idee per lo sviluppo del nostro territorio, “supportando chi investe creando crescita, garantendo sicurezza e puntando sulla qualità del posto di lavoro, puntando ad incrementare ed ampliare i rapporti con aree e sistemi economici a noi vicini e sviluppando la rete infrastrutturale e l’interazione scuola-lavoro” (su quest’ultimo punto dobbiamo, tuttavia, ben presidiare, che la funzione principale della scuola non è meramente strumentale all’impresa, ma prioritariamente funzionale allo sviluppo dell’autonomia della persona). Le nostre proposte Promuovere un efficace confronto con le varie categorie produttive, al fine di realizzare una programmazione efficiente per lo sviluppo economico ed imprenditoriale del territorio in rispetto dell’ambiente Nuovo investimento di idee e risorse per favorire lo sviluppo dei collegamenti ferroviari e lo spostamento del trasporto merci da gomma a rotaia. Deve essere realizzato il raddoppio completo della linea Empoli-Siena. Considerare la proposta di fare della stazione di Ponte a Elsa un’importante scalo merci a servizio delle aree industriali vicine. Riqualificazione di aree industriali come il terrafino con le modalità APEA (vedi capitolo Urbanistica) promuovere, attraverso i mezzi comunali, gli eventi delle aziende che valorizzano il territorio promuovere l’apertura di un’anagrafe delle microimprese. Questo allo scopo di creare un canale di comunicazione con le istituzioni agevolando la conoscenza di bandi, finanziamenti ed agevolazioni fiscali. Regole per gli appalti finalizzate a contrastare la concorrenza sleale ed a favorire la microimpresa per es. il protocollo degli appalti che prevede anche la “reputazione” dell’azienda suddivisione degli appalti in lotti a misura di imprese più piccole 16 Sostegno alla piccola impresa e all’imprenditoria giovanile. Abbiamo pensato al micro-credito come strumento a sostegno di queste attività. Mediante l’utilizzo di questo sistema, infatti sono possibili politiche di avvio della piccola impresa, specie quella individuale, con importanti ricadute in termini di accompagnamento all’imprenditorialità. Ancora più in concreto pensiamo all’attivazione di uno “sportello” municipale con il compito di favorire t’incontro tra piccola imprenditoria con il mondo bancario e gli investitori istituzionali, fornendo la necessaria consulenza e assistenza per supportare la progettazione dell’idea imprenditoriale e affrontare con maggiore tranquillità la fase di startup e attività di assistenza nella definizione dell’idea imprenditoriale (analisi di fattibilità). Stesso sportello che si dovrà occupare anche di orientare l’imprenditoria giovanile e femminile, fornire loro un’adeguata consulenza su leggi e su possibili strutturazioni societarie. L’ottica dovrà essere quella di mettere le imprese in condizioni di crescere e di prosperare, per il bene e la ricchezza dei nostri territori. La sola condizione è il rispetto dei di ritti dei lavoratori e relazioni sindacali che dovranno essere impeccabili. Garantire la permanenza di servizi fondamentali nel nostro territorio come la camera di commercio Riportare ad Empoli il tribunale
Lavoro e pubblica amministrazione
Appalti ‘buoni’ e ripubblicizzazione dei servizi In questi ultimi anni l’esperienza della precarietà ed il sentimento di insicurezza sociale si sono estesi. Fino a casi estremi di ‘nuova schiavitù’ che affliggono la libertà personale attraverso la violenza e il ricatto in alcune nicchie lavorative presenti anche nel nostro territorio, con il caporalato o false cooperative. Il Comune dovrà mettere in campo tutti gli strumenti necessari per contrastare questi fenomeni di vero e proprio sfruttamento umano. La Pubblica Amministrazione deve essere il luogo che sa coniugare buon lavoro e qualità dei servizi offerti alla città. li lavoro che il nostro comune utilizza quotidianamente è, per una parte sempre crescente, lavoro in appalto. Questo provoca non solo il peggioramento delle condizioni di lavoro e di reddito per tanti lavoratori, con la palese ingiustizia di lavoratori che svolgono le stesse mansioni con condizioni normative ed economiche diverse, ma anche un minor controllo della qualità dei servizi senza, peraltro, apprezzabili comprovati risparmi. Noi ci battiamo per invertire questa follia e perché sia possibile reinternalizzare almeno le funzioni fondamentali anche attraverso l’impiego di società pubbliche in-house. In ogni caso intendiamo tutelare i lavoratori degli appalti, evitando le gare al massimo ribasso, applicando la clausola sociale, verificando la congruità del costo della manodopera con riferimento a i CCN L, promuovendo, all’interno dei cantieri dei lavori pubblici del Comune, la metodologia dei “cantieri trasparenti”. Inoltre vogliamo valorizzare, oltre al rispetto dei criteri sociali, anche gli aspetti ambientali degli appalti, attraverso l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (c.d. CAM), volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambienta le lungo il ciclo di vita, per risponde all’esigenza da parte della Pubblica Amministrazione, di incentivare una filiera di “qualità” e sostenibile. L’impoverimento progressivo dell’organico del Comune, provocato dagli stessi meccanismi ed un assetto organizzativo residuale, causano crescenti difficoltà alta funzionalità dell’ente. Occorrerà occuparsi con decisione anche di questo aspetto, al fine di mantenere una macchina comunale efficiente ed adeguata ai bisogni dei cittadini. Percorreremo tutte le possibilità affinché si possa verificare un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi vent’anni. Recupereremo risorse dalla “revisione della spesa” (fatta in modo partecipato da lavoratori del comune e cittadini) e da un’intensa opera di controllo dell’evasione. Non siamo per la generica linea del “meno tasse per tutti”. Pensiamo invece sia giusto, con una trasparente “selettività fiscale”, chiedere un piccolo sacrificio in più a chi più ha per offrire un pur modesto sostegno a chi più ha bisogno. le nostre proposte Verifica della possibilità di costruire un unico soggetto esterno, possibilmente pubblico o controllato, che comprenda i servizi ad oggi già esternalizzati e frammentati per cui risulti impossibile procedere a reinternalizzazione. Qualora sia necessario un affidamento esterno, fuori cioè dal suddetto perimetro, fare bandi che contrastino il subappalto e verifichino le condizioni contrattuali applicate: noi siamo per “pari salario a parità di lavoro” in tutte le aziende direttamente partecipate e per tutti quei servizi totalmente o parzialmente in appalto/esternalizzato dove si realizzino lavorazioni miste pubblico/privato – es. asili nido e farmacie comunali; Superamento del criterio del massimo ribasso e attribuzione al fattore prezzo d’un peso inferiore al 50% per quanto concerne tutti i bandi per opere pubbliche al fine di privilegiare: la qualità e l’affidabilità delle imprese, la qualità e sicurezza del lavoro impiegato, il rispetto dei criteri ambientali minimi per le categorie di forniture e ed affidamenti in vigore; Introduzione, tramite ì suddetti strumenti, di criteri efficaci di controllo della qualità e delle condizioni di lavoro, velocizzazione dei tempi di realizzazione delle opere, contrasto alle infiltrazioni mafiose, valorizzazione delle imprese del territorio; Precisa verifica dell’applicazione delle previsioni di legge a tutela della giusta retribuzione dei lavoratori e monitoraggio periodico sull’applicazione e sul rispetto dei criteri per gli appalti; Verifica ed eventuale revisione dell’assetto organizzativo della struttura comunale contrastando i rapporti di lavoro precari e valorizzando tutte le figure professionali interne affinché ogni dipendente possa aver ben chiaro il senso della propria attività ed essere adeguatamente valutato ed incentivato al raggiungimento degli obiettivi. E con il preciso obiettivo di ricostituire nuclei di competenze in grado di controllare da ogni punto di vista gli affidamenti in appalto; Definizione e firma con le parti sociali di un protocollo sul lavoro in appalto che si ispiri ai criteri sopra riportati e ne curi la diffusione e l’applicazione.
Migranti e accoglienza
Noi pensiamo che una società sia sicura e coesa quando esista una rete di relazioni sociali ed umane dove tutti possano gestire autonomamente le proprie scelte in un contesto sociale aperto e rispettoso delle esigenze di ognuno, qualunque sia la sua origine e provenienza. Gli stranieri presenti nella nostra città sono circa il 15% della popolazione. Poco meno di un terzo sono di nazionalità cinese, seguiti da albanesi rumeni e filippini, ecc .. A questi si aggiungono gli stranieri presenti in città, ma privi di residenza, in molti casi anche se in possesso di permesso di soggiorno. Non parliamo più solo di migranti, ma di un pezzo importante di popolazione che partecipa attivamente alla nostra vita economica e civile, insieme ai quali costruire politiche di cittadinanza. L’integrazione la fanno la scuola ed il lavoro Le scuole sono frequentate ogni giorno da tantissimi ragazzi, figli di genitori originari di altri paesi e dobbiamo assicurare loro con attività di sostegno alla lingua e alla scolarizzazione, il pieno esercizio del diritto allo studio garantendo la parità di accesso. Molti migranti lavorano stabilmente e regolarmente ed attraverso il lavoro partecipano alla vita del paese C’è però una nuova schiavitù che affligge la libertà personale attraverso la violenza e il ricatto, una schiavitù che ha poco a che fare con il razzismo ma molto con le esigenze delle nuove forme dell’economia. Sono vittime di violazioni dei diritti umani le prostitute, i minori dediti all’accattonaggio, e soprattutto i lavoratori sfruttati dalle organizzazioni criminali e da i cattivi imprenditori. Il nuovo schjavo è il “clandestino”: semplicemente una persona che per svariati motivi non ha un titolo di soggiorno valido, ma che con campagne mediatiche e impostazioni normative disumanizzanti ha assunto connotazioni “identitarie”, tutte negative. Una figura che tutti conoscono ma la cui esistenza non è riconosciuta dalle nostre leggi, dalla stessa attività di polizia, dall’opinione pubblica, dai benpensanti e persino dal mondo degli intellettuali. Noi pensiamo che una società è sicura e coesa quando nessuno è abbandonato e disperato. Vogliamo assicurare il pieno riconoscimento dei diritti e dei doveri dei cittadini immigrati; Le nostre proposte avvio di progetti di sostegno a tutti i soggetti in condizioni critiche di carattere sociale, sanitario ed economico gestiti direttamente dalla Amministrazione tramite il ruolo della Società della Salute, focalizzando gli interventi sulle condizioni specifiche dei contesti in cui operare costruire interventi territoriali che partano dalla conoscenza delle condizioni reali dei soggetti che vivono il nostro territorio per evitare forme di sfruttamento e per evitare il coinvolgimento di alcuni nella rete della criminalità anche utilizzando operatori di strada garantire il più rapido raggiungimento di strumenti di autonomia per le scelte dei singoli rappresentato anche dal diritto di asilo come primo passaggio creare Sportelli e servizi di sostegno giuridico e amministrativo per le pratiche utili alla permanenza sul territorio e all’accesso ai servizi; garantire l’iscrizione anagrafica a tutti gli stranieri stabilmente presenti sul territorio, requisito necessario per il godimento di diritti fondamentali quali l’accesso al servizio sanitario regionale e ai servizi sociali; lavorare in rete con i Comuni del territorio per favorire l’accesso ai servizi socio- assistenziali e all’accoglienza per le persone in emergenza abitativa; collaborare con i centri di ascolto e con i consultori territoriali per la risoluzione di problematiche legate al disagio sociale e alla violenza; offrire la giusta attenzione all’ambito scolastico, quale luogo straordinario per favorire l’integrazione culturale dei bambini stranieri e delle loro famiglie; colmare il gap in accesso istituendo corsi di italiano per bambini, ragazzi ed adulti collaborare con i Centri di accoglienza gestiti dalla associazioni di volontariato che rispondono a situazioni di emergenza o di maggiore difficoltà e complessità; farsi promotori con il Governo nazionale, attraverso ANCI, del sostegno e dello sviluppo della rete SPRAR quale modello unico e unitario centrato sull’accoglienza diffusa, il coinvolgimento attivo e volontario degli Enti Locali e dunque una partecipazione consapevole delle comunità ospitanti; sostenere l’attività di mediazione linguistica e culturale nell’ambito dei servizi, attraverso le figure professionali specificatamente formate; Promuovere Corsi di madre lingua, per i bambini di seconda generazione; collaborare con la rete del terzo settore per la creazione di percorsi volti all’emersione della marginalità e alla presa in carico delle vulnerabilità pisce-fisiche; Il Comune dovrà mettere in campo tutti gli strumenti necessari per contrastare i fenomeni di vero e proprio sfruttamento umano, dal caporalato allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio dei bambini al lavoro minorile.
Mobilità
Il modo in cui ci si muove all’interno di un territorio è uno dei fattori più importanti nel determinare la qualità della vita .. A Empoli il traffico urbano, basato quasi esclusivamente sul veicolo a motore privato, utilizzato fin dentro l’area densamente abitata del centro, è una delle principali fonti di inquinamento ambientale e acustico, e richiede sempre più suolo per infrastrutture e parcheggi. A oggi il Biciplan, il Piano urbano per la mobilità ciclistica, è rimasto sulla carta e le nuove urbanizzazioni disperse sul territorio (e prive d’una visione d’insieme) hanno ancora una volta contraddetto un modello di sviluppo sostenibile. Invece le dimensioni e la morfologia della città di Empoli permettono di pensare facilmente ad una mobilità alternativa, sia pedonale che ciclabile, che inneschi nuove sinergie tra centro e frazioni, tra città e campagna, anche in un’ottica turistica di valorizzazione territoriale. Empoli, anche in questo, deve ritornare a pensare in grande, ed essere capace di innovare ed attuare buone pratiche. Caposaldo di questa strategia è una stretta integrazione tra la pianificazione del traffico urbano e quella urbanistica. La città deve rimanere il più possibile compatta, le distanze devono essere brevi, le diverse funzioni, residenziale, produttiva e commerciale, devono essere tenute separate e distribuite in maniera razionale, recuperando il ruolo del centro storico come presidio simbolico-culturale e funzionale collettiva dell’identità. Questo significa innanzitutto opporsi ad ulteriori avanzate del cemento, come si è deciso di fare con l’ultima variante urbanistica, in aree peraltro sensibili alle alluvioni e aumentando il già elevatissimo consumo di suolo del territorio comunale. Significa anche prestare particolare attenzione alla qualità degli spazi aperti, alla gradevolezza e sicurezza delle strade e alla cura del verde, prevedendo nuove isole pedonali e massicce piantumazioni di nuove alberature (si veda il tema del verde urbano),aspetto spesso trascurato dalle politiche di incentivazione della mobilità sostenibile e invece strettamente correlato a ques’ultima. A partire da questo approccio metodologico si tratterà di progettare il nuovo sistema per una mobilità sostenibile inmodo da agire su più fronti. Si tratterà innanzitutto di dare concreta attuazione al principio previsto dalla nuova legge quadro sulla mobilità ciclabile, secondo cui il codice della strada deve rendere possibile e garantire, oltre a Ila fluidità del traffico, la circolazione dei velocipedi sulle strade della città. Infine, caposaldo d’una nuova mobilità, attenta ai bisogni dei cittadini, a partire da quelli più deboli, è la capillarità e la funzionalità della rete del trasporto pubblico (le fermate devono essere vicine per la maggior parte della popolazione), la sua riconversione in senso ecologico, la diffusione dei biglietti integrati per i vari vettori e la promozione dell’intermodalità Le nostre proposte Potenziamento e avvio immediato delle prime opere del Biciplan ereditato dall’attuale amministrazione e mai partito, la rete integrata di piste ciclabili che dovrebbero raggiungere anche le frazioni vicine; una significativa attuazione (almeno 43) di quest’ultimo nel corso del mandato; raccordo del Biciplan con il sentiero ciclabile dell’Arno, a nord, e, a est, con la Via Francigena, itinerario transnazionale confluito, per la parte toscana, nella Rete escursionistica toscana (R.E.T.); la realizzazione complementare di zone 30Km/h ove sia possibile realizzare percorsi pedonali protetti; l’impegno presso la Città metropolitana e la Regione per il completamento del tratto restante della ciclovia dell’Arno, al fine di promuovere occasioni di mobilità interurbana, sul modello di quei percorsi ciclabili sulle sponde dei fiumi che altrove hanno avuto un enorme successo turistico. In tal senso va verificata anche la possibilità di valorizzare il percorso dell’Elsa, come fatto a Montelupo con la Pesa; La creazione di una ciclostazione presso la stazione ferroviaria e di spazi attrezzati per il deposito di biciclette presso gli edifici pubblici principa H; Reintroduzione del contributo comunale per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita, colpevolmente eliminato dalla precedente Amministrazione comunale; Nuovo Piano urbano del traffico (datato 2006). Le città in cui il problema del traffico è stato gestito si caratterizzano per la circolazione perimetrale veloce, per la presenza di parcheggi scambiatori ai margini della città e per l’intermodalità, ossia la possibilità di passare dal trasporto pubblico o privato al noleggio di mezzi elettrici e bici e al trasporto pubblico urbano, ciclabilità, pedonalizzazione e centri abitati sempre più liberi dalle macchine. Si tratta di ridisegnare la viabilità urbana, con l’intento di orientare il traffico privato in attraversamento cittadino {in specie nord-sud ma anche est-ovest) sulle vie perimetrali, che vanno rese più rapide e sicure, e regolamentando di conseguenza l’accesso, una volta terminata la riorganizzazione del traffico perimetrale, da via T into da Battifolle. E quindi: 1. valorizzazione della parallela alfa FI-PHI tra polo scolastico e via dei Cappuccini e progettazione, partendo anche da un’attenta valutazione dei piani urbanistici attuativi di Ponzano, del tratto mancante fino a via dell’Ulivo, nonché studio circa la necessità e l’opportunità di un proseguimento fino a Via Piovola, al fine di garantire un flusso veicolare est-ovest veloce e che possa costituire (attraverso il ponte di Avane, la viabilità del centro commerciale e la futura realizzazione della strada-mercato a Serravalle) anche un alleggerimento del traffico nord-sud, andando a realizzare una sorta di circonvallazione a scorrimento veloce del centro abitato; 2. Individuazione e adeguamento dei parcheggi perimetrali alla città come parcheggi scambiatori (zona stadio,centro commerciale ovest, zona commerciale est, zona ospedaliera, zona artigianale di Carraia, Via Cappuccini, ecc … ) rendendoli luoghi di sosta gratuita finalizzata ad un pratico interscambio col mezzo pubblico ed il bike sharing, servizio ormai diffuso in molte città e colpevolmente assente ad Empoli; 3. completa pedonalizzazione di piazza del Popolo, piazza XXIV Luglio, via Roma e semipedonalizzazione di piazza della Vittoria (lato centro); 4. studio per l’individuazione, all’interno degli stalli esistenti, di aree da destinare esclusivamente alla sosta residenziale e dei cittadini con ridotte capacità motorie; 5. Adeguare il sistema della sosta in centro come segue: a) dividere la zcs in quattro settori Il residente di un settore potrà parcheggiare gratuitamente solo nel settore di residenza e pagherà la sosta in tutti gli altri al fine di scoraggiare l’uso dell’auto per percorrere brevi distanze, b) destinare una percentuale dei parcheggi già esistenti (non la creazione di nuovi) ai residenti ztl e area pedonale, c) valutare la possibilità di rivedere il sistema di accesso e fermata nella ztl e area pedonale in orario notturno differenziandolo secondo la stagionalità, d)ripristinare la possibilità di parcheggiare solo nell’ anello esterno della zcs per gli abbonamenti a 10€. 6. riprogrammazione del sistema della sosta nella zona ospedaliera di viale Boccaccio. Appare infatti evidente che l’attuale regolamentazione non tutela né i residenti né i fruitori dell’ospedale. Occorre pertanto studiare modalità per la sosta che prevedano la riserva di posti ad uso esclusivo dei residenti e, al contempo, incentivino la fruizione dei due parcheggi (multipiano a pagamento e gratuito lato Pier della Francesca) da parte dei cittadini che devono recarsi all’ospedale. In tal senso si potrebbe ipotizzare un’opera di informazione sul corretto uso del parcheggio multipiano, prevedendo anche di renderlo maggiormente concorrenziale sotto il profilo tariffario rispetto alla sosta in zcs; per il parcheggio gratuito è necessario invece pensare, in previsione anche d’un suo ampliamento verso Avane, a una navetta gratuita a chiamata che faccia la spola tra il parcheggio e l’accesso principale del nosocomio. 7. Introduzione del car sharing al fine di consentire a più famiglie possibile di rinunciare alla seconda auto con ricadute positive anche sui bilanci domestici; forme di sgravio sulla tariffa per le famiglie che abbiano un’unica vettura; 8. Realizzazione d’un piano pubblico per l’installazione di colonnine per la ricarica elettrica e riconversione elettrica del parco auto comunale; 9. Riprogrammazione del trasporto pubblico superando le attuali circolari urbane (quasi sempre vuote) in favore d’ un sistema radiale {con capolinea nei parcheggi scambiatori/principali luoghi d’interesse: stadio, o speda le, centro commercia le, zona industria le e commerciale ecc … ), con itinerari più brevi ma più frequenti, a parità di km annuali percorsi; sincronizzazione degli orari degli autobus con il “memorario” ferroviario e intensificazione dei percorsi per scuola e lavoro (apertura d’un confronto con le principali scuole, aziende ed 00.SS. per concordare piani collettivi di mobilità sulla base delle esigenze specifiche d’orario; 10. Complementare reintroduzione, grazie anche ai nuovi supporti tecnologici d’un capillare servizio a chiamata per tutte le frazioni ed in genere per tutte quelle aree scoperte dai servizi di linea. Tale 24 servizio dovrà poggiare su un generale ammodernamento del parco veicoli che passi per mezzi più piccoli, a propulsione a basso impatto e dotati di tutti i dispositivi necessari per l’accesso dei disabili, degli anziani e delle carrozzine/passeggini; 11. Individuazione d’un sistema tariffario premiale e decrescente per le famiglie che attuino modalità alternative di mobilità (per esempio sconto del 10% sul secondo abbonamento familiare, sconto del 20% sul terzo, ecc … ); 12. Rifacimento del piano generale urbano del traffico (datato 2006) con l’intento di orientare il traffico privato in attraversamento cittadino (in specie nord-sud ma anche est-ovest) sulle vie perimetrali che vanno rese più rapide e sicure; conseguente regolamentazione dell’accesso, una volta terminata la riorganizzazione del traffico perimetrale, a via Tinto da Battifolle; 13. Azione verso la Regione e Ferrovie per la diminuzione del costo del biglietto per Firenze {tratta metropolitana) e per ripristino uso gratuito parcheggio stazione per i pendolari; 14. Impegno a ricercare con la Regione Toscana e Trenitalia la fattibilità di rendere gratuito il trasporto di biciclette (anche non pieghevoli) sulla tratta metropolitana; 15. Azione verso Ferrovie per l’apertura dell’accesso ai treni anche dal lato sud della stazione; 16. Piano di promozione all’interno delle scuole per incentivare l’uso della mobilità alternativa e per la costruzione d’una cultura delta mobilità nei cittadini di domani; ciò da affiancare ad una campagna di sicurezza stradale che parta dalle scuole primarie e che educhi i cittadini di domani all’uso dì modalità dì trasporto alternativo, al rispetto reciproco ed alla sicurezza.
Politiche di genere
L’uguaglianza sostanziale di diritti ed opportunità per donne e uomini è il nostro obiettivo concreto. Le donne italiane rimangono quelle che accedono di meno al mondo del lavoro, fanno lavori più dequalificati, vengono pagate di meno rispetto agli uomini ed hanno prospettive di carriera che ancora rimangono minori rispetto a quelle degli uomini. Contemporaneamente lavorano circa 3 ore al giorno in più a settimana rispetto agli uomini se si considera il lavoro informale e soprattutto quello di cura. Su di loro specialmente continua a pesare l’accudimento dei figli e la cura di anziani e disabili; Il nostro “welfare familistico” continua a scaricare soprattutto sulle donne le insufficienze pubbliche. L’implementazione dei servizi, la loro strutturazione in modo che li renda efficaci, è, insieme alla conciliazione, il primo obiettivo per dare alle donne opportunità pari nel lavoro e nella carriera: impegneremo le politiche comunali in tal senso. Vogliamo garantire un posto in asilo nido ad ogni bambino che ne abbia bisogno e vogliamo rendere ancora più sostenibili le tariffe e facile l’accesso e l’uso. Vogliamo pensare servizi innovativi per il sostegno alla non autosufficienza. Anche la salute delle donne ha la sua specificità. Auspichiamo una piena applicazione della legislazione sull’interruzione volontaria di gravidanza (194/78) e il rifinanziamento dei consultori. E un ottica di genere in sanità: donne e uomini non hanno fisiologia e patologie perfettamente sovrapponibili. Contrasto alla violenza di genere: inserimento del Codice Rosa in tutti gli ospedali e aumento di fondi ai centri antiviolenza e dei centri e delle azioni per le vittime di tratta. Siamo per il matrimonio egualitario, il riconoscimento pieno dell’omogenitorialità e la depatologizzazione della transessualità. Le nostre proposte Utilizzare il bilancio di genere ( forma di rendicontazione sociale per farsi carico delle necessità della comunità); Re-urbanizzare la città, colmando la separazione spazio temporale tra servizi, abitazioni e attività; Portare la disponibilità di posti in asilo nido a coprire la domanda. Rivedere le tariffe rendere flessibili gli orari e possibili le iscrizioni on tine Servizi per la non autosufficienza che non lascino solo nessuno: potenziare servizi domiciliari ma anche sevizi non residenziali e a bassa soglia come Centri Diurni, Atelier Alzheimer, Caffè Alzheimer, ecc. in grado, oltre che a dare risposte appropriate all’anziano, di sostenere la famiglia ed in particolare il familiare che se ne prende cura, spesso una donna; Verifica delle modalità di applicazione della 194 nel nostro territorio nell’ottica di garantire la piena funzionalità del servizio e la dignità, privacy e rispetto della donna in un momento così delicato; Revisione insieme alla USL della funzionalità dei consultori nell’ottica del rilancio di una loro più incisiva funzione. Servizi che tengano conto delle specificità culturali ed anagrafiche delle diverse cittadine che vi si rivolgono: migranti, giovanissime, ecc.; Servizi consultori ali proattivi, capaci di incontrare donne che spontaneamnente non si rivolgono al servizio, incontrando le cittadine dove vivono, dove lavorano, dove si incontrano, dove usufruiscono di altri servizi; Potenziamento delle attività di sportello/ascolto, consulenza sociale, consulenza psicologica, consulenza e assistenza legale per le donne vittime di qualsiasi forma di violenza; Creazione di una banca dati dedicata al monitoraggio del fenomeno della violenza su donne e minori: rafforzare la Rete Antiviolenza territoriale di soggetti istituzionali organizzati per contrastare la violenza su donne e minori, elaborando linguaggi e strumenti di lavoro condivisi e sinergici, standardizzando le procedure per gli interventi sia in emergenza che programmati; Azioni per favorire il reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza, attività di sensibilizzazione, prevenzione e formazione, ospitalità in situazioni di emergenza, percorso di accompagnamento al cambiamento per gli autori di violenza; Promozione di seminari e laboratori rivolti a docenti, genitori e studenti su pregiudizi e stereotipi di genere, discriminazione e orientamento sessuale, educazione al rispetto delle differenze, conflitto e violenza; Realizzazione di percorsi formativi ad integrazione del percorso già realizzato dal Centro Antiviolenza sul tema della violenza di genere, per le figure professionali che operano nei servizi preposti all’accoglienza, alla tutela, all’inclusione, che favorisca no l’integrazione tra i diversi professionisti; Progetti individualizzati di accompagnamento al cambiamento per gli autori di violenza che decidono dì farsi aiutare, con l’obiettivo di eliminare la violenza maschile sulle donne attraverso la promozione di programmi di cambiamento rivolti a maltrattanti, il miglioramento della sicurezza delle vittime della violenza e l’impegno nel promuovere il cambiamento sociale; Interventi nelle scuole (formazione insegnanti ed interventi specifici contro bullismo, cyberbullismo e ogni tipo di discriminazione. Educazione all’affettività. Educazione al superamento degli stereotipi di genere in ogni ordine di scuola; Interventi per le molestie sessuali sul posto di lavoro. Sostegno all’emersione del fenomeno educazione al riconoscimento ed alla reazione adeguata; Interventi che favoriscono l’empowerment femminile in collaborazione con gruppi di donne, rivolti a donne particolarmente fragili, prendendo spunto anche da progetti del passato come “Progetto Samovar” rivolto alle assistenti famigliari o il bando “Patente Rosa”; Sostenere i minori e le famiglie in difficoltà, sempre più numerose, soprattutto in questo periodo di crisi socio economica relazionale. Il nostro territorio ha una storia da riprendere ed estendere: Il Centro per i bambini e le Famiglie, un servizio di consulenza e terapia di coppia e famiglia, una struttura che offriva assistenza nei contesti familiari dove si riscontravano problematiche sociali di varia natura e si articolava nei servizi: area minori, mediazione familiare, consulenza e terapia di coppia e famiglia, servizio adozioni, ai quali si affiancò poi il centro affidi. Vi si svolgeva una funzione di ascolto e tutela nelle situazioni di disagio minorile e rappresentava spesso il primo accesso anche per quelle che vengono definite “famiglie in difficoltà” I vari servizi, pur nella loro specificità, operavano secondo una struttura a rete, ovvero vi si poteva accedere sia direttamente sia consultando preliminarmente il Centro minori e famiglie di via Pascoli dove uno psicologo e un assistente sociale provvedono ad indirizzare i richiedenti al tipo di servizio ritenuto più opportuno. Questa progettualità integrata e interprofessionale, sostituita da interventi settoriali e separati, è adesso più che mai necessaria.
Politiche giovanili
Non ci piace parlare di politiche giovanili: i giovani sono trasversali alla città, e valorizzarne competenze, protagonismo, cittadinanza non può essere un ambito di intervento settoriale, ma deve riguardare un approccio al governo della città. E’ pur vero tuttavia che i giovani vivono oggi una vita segnata da problematiche specifiche pesanti. La disoccupazione per esempio è soprattutto giovanile e l’approccio col lavoro dei giovani è segnato maggiormente da precarietà, basso reddito, sfruttamento. Basti pensare ai tirocini, spesso gratuiti o pagati pochi euro, che raramente si traducono in lavoro stabile, ripetendosi invece più e più volte fino a diventare praticamente l’unica forma di accesso al lavoro in alcune fasce di età. O alle pessime esperienze di alternanza scuola lavoro che sperimentano molti giovani, semplicemente sfruttati come manodopera gratuita senza alcun ritorno formativo. Queste dinamiche sono scarsamente influenzate dal livello comunale, ma chi guida la comunità non si può esimere dal conoscerle per tenerle presenti nell’azione di governo e poterle contrastare. Crediamo che l’ASEV dovrebbe mantenere un focus specifico e costante sull’occupazione giovanile. Non solo sul suo livello ma anche sulla sua qualità e sulle problematiche specifiche che presenta. Certo, perché una città veda i giovani protagonisti, investa sul loro futuro, sono necessari anche interventi specifici. Le nostre sono proposte, suggestioni: gli interventi che riguardano i giovani devono essere per loro natura capacitanti e in divenire: diamo strumenti di cittadinanza al protagonismo giovanile! Le nostre proposte -Creare spazi di aggregazione sociale dove possano entrare in contatto nuove e vecchie generazioni (“Saperi in Circolo”); Integrazione intergenerazionale in luoghi di socializzazione che valorizzino i talenti al fine di rafforzare il tessuto sociale e diminuire il crescente livello di solitudine di anziani e adolescenti con l’innesco di un circolo virtuoso di condivisione di saperi. (Esempio: Progetto di avvicinamento di giovani e anziani con la cura di orti sociali, laboratori sugli antichi mestieri dove anziani trasmettano ai giovani competenze in disuso, circoli di studio dove i giovani condividano con gli anziani le proprie abilità su nuove tecnologie, ecc); -Usare immobili sfitti per creare centri di aggregazione giovanile in cui si mettono a disposizione dei giovani occasioni di formazione e spazi attrezzati in cui possano autogestirsi con il supporto di un tutor ( es. officina di riuso attrezzata per bricolage, sartoria, sala prove musicale per garage band, sala prove ballo, teatro ecc.). Istituire vere e proprie Officine e laboratori pubblici con uso di strumentazione in comune. L’autogestione e la condivisione supportata da un tutor può favorire crescita, autonomia, socialità, senso civico, autostima, rispetto delle regole e sviluppo di talenti ecc. Con la stessa logica creare anche un Laboratorio tecnologico creativo autogestito (con supporto di un tutor) improntato più sullo sviluppo di competenze tecniche in ambito tecnologico; -Sempre nella logica della creazione di rapporti di qualità tra persone, sia della stessa generazione che di generazioni diverse, istituire una Banca del tempo che rimetta in circolo forze, talenti e valori invece che denaro e consumismo; – Promozione delle attività di volontariato sul territorio. Coinvolgere i giovani invogliandoli con la creazione di una card che dia diritto ad agevolazione per servizi culturali e attività convenzionate. La card si baserebbe su un sistema di accumulo punti legato al tempo dedicato, appunto, al volontariato; – Istituzione di un dopo scuola (6-15 anni) stabile in zona centro storico (ed eventualmente in alcune frazioni) che sia promotore di attività culturali e che fornisca supporto emotivo oltre che supporto allo studio; -Valorizzare il ruolo delle associazioni presenti sul territorio fornendo agevolazioni; – Prevedere consultori, counselor, orientatori e psicologi più vicini a studenti e famiglie collocandoli dentro le scuole (prevenzione bullismo, droghe, sigarette, sesso sicuro ecc , sportello ascolto omosessualità, sostegno alla genitorialità di adolescenti ecc); – Premiare i comportamenti virtuosi. Istituire Borse di studio per ragazzi che eccellano in campo sportivo, artistico e scientifico e al contempo siano attivi nel mondo del volontariato; – Agire sulle disuguaglianze economiche, sociali, e culturali creando servizi, anche formativi: dal potenziamento di servizi educativi domiciliari, ad operatori di comunità, ad investire, per esempio, sull’insegnamento dell’inglese e dell’informatica per tutti; – Prestito d’onore (banca etica ) per finanziare la formazione e l’acquisto di pc, libri, strumenti per giovani under 30 che ne facciano richiesta; – Apportare migliorie alla Biblioteca Comunale (es. ampliare il numero delle postazioni, allungare l’orario di apertura ecc.); – Inserire laboratori di Educazione ambientale, politiche rifiuti zero e riuso nelle scuole; – Creare un ostello della gioventù; – Organizzazione eventi che favoriscano Intercultura e solidarietà tra i giovani. Incentivare gli scambi culturali; – Istituire uno sportello diritto allo studio, alloggi universitari e mensa universitaria; – Istituire uno sportello Erasmus plus; – Istituire una “casa dello studente” per minori i cui genitori siano poco presenti per motivi di lavoro; – Sostenere l’imprenditoria giovanile mettendo a disposizione spazi pubblici per precari e partite iva; – Concedere spazi pubblici gratuiti o a prezzi agevolati per promuovere produzioni culturali realizzate da giovani e da studenti; – Tutelare e garantire l’attività che da più di 30 anni svolge il centro sociale autogestito intifada, visto il cambiamento di uso dell’ immobile di via XXV Aprile destinato ad edilizia popolare prospettato dalle Giunte precedenti – Prevedere una serie di piccoli impianti sportivi liberamente fruibili e distribuiti all’interno delle aree verdi di ogni quartiere. Prevedere sia la possibilità di praticare sport di squadra sia quella di percorsi salute a costo zero; – Attivare un osservatorio giovanile; – Aumentare le occasioni di esplorazione del patrimonio culturale del la città organizzando iniziative adatte ai giovani e promuovendole nelle scuole; – Aiuto concreto ai locali del territorio per organizzare eventi rivolti al mondo giovanile; – Inserire nel Premio Pozzale una sezione di letteratura giovanile; – Wi fi libero e gratuito; – Migliorare la partecipazione diretta dei giovani ai processi politici e incentivarla con la creazione di eventi e laboratori di cittadinanza attiva; – Azione verso ASEV per la creazione ed il mantenimento di un focus permanente sull’occupazione giovanile che fornisca dati sul livello la qualità le principali criticità e si proponga di definire politiche attive specifiche.
Rifiuti
I rifiuti sono un importante paradigma dell’inefficienza dei nostri sistemi di produzione e consumo, segnati da un approccio predatorio verso la natura e da una linearità che vede prelievo di materie, produzione, consumo e scarico di rifiuti nell’ambiente. Questo paradigma va profondamente cambiato per giungere ad un modo di produrre e consumare che, ad imitazione dei cicli naturali, veda una circolarità tra produzione, uso e recupero. In particolare la plastica sta soffocando al terra, vogliamo fare di Empoli una ‘città libera dalla plastica’ entro il prossimo mandato consiliare. In un’ottica di questo tipo il rifiuto – tendenzialmente – scompare. Ciò implica che tutta la produzione sia pensata per non creare rifiuti ma per dar esito, a fine utilizzo, a partì recupera bili. La strategia per la gestione dei rifiuti quindi vede al primo posto le azioni tese alla diminuzione della produzione e poi il riuso, il riciclo finalizzato al recupero delle materie prime e alla riduzione tendenzialmente a zero di ciò che va smaltito. Noi crediamo che questo orizzonte debba guidare le scelte, senza incertezze. La creazione del gestore unico di ATO (ALIA) rappresenta un grosso cambiamento nel sistema di gestione dei nostri rifiuti. La fusione è awenuta con una sicura sottovalutazione del valore di Publiambiente che significa un minor peso del nostro territorio nelle scelte. Inoltre la costituzione di un gestore che, sebbene a capitale completamente pubblico, agisce come un’azienda privata, sganciata da ogni controllo dei consigli comunali e guidata da logiche industriali, pone il problema del governo democratico su una materia così sensibile. È la politica che deve dettare l’agenda al gestore non il contrario. Immediatamente dopo la presa in carico del servizio, non a caso, ALIA solleva il problema degli impianti prospettando un aggravio di costi in conseguenza di difficoltà di collocazione sul mercato delle materie da riciclo e di smaltimento finale dell’indifferenziato fuori ATO. È evidente che si scontano incertezze e ritardi della politica che non ha imboccato con la necessaria decisione, in tempi utili, la strada del riciclo, della costruzione dell’impiantistica necessaria e della ricerca degli opportuni sbocchi di mercato. A fronte di situazioni come quella della nostra area dove esiste una impiantistica per il riciclo di vetro, plastica, organico e carta ed una produzione complessiva di rifiuti sensibilmente minore, oltreché una quota di differenziata che oramai da anni supera di molto gli obiettivi regionali ed europei, esistono altre realtà con carenze impiantistiche e produzione di rifiuti molto più elevate con percentuali di indifferenziato molto consistenti. Tutto questo provoca saturazione degli impianti esistenti e lievitazione dei costi, che già sarebbe intervenuta da quest’anno se considerazioni elettorali non avessero consigliato un qualche occultamento, ma che si farà ampiamente sentire già dal prossimo anno. Ciò rischia di provocare da un lato un regresso verso soluzioni impiantistiche superate come la termovalorizzazione e dall’altro lato, considerate anche le criticità che il sistema di raccolta porta a porta evidenzia dopo anni di abbandono a se stesso, una crescente insofferenza nei cittadini che non vedono premiato in alcun modo il loro impegno. Sono noti l’incremento degli abbandoni di rifiuti, difficoltà persistenti nel conferimento di alcune tipologie di rifiuto (farmaci scaduti, pile, batterie, RAEE {rifiuti elettronici), toner di stampanti ecc.), , problemi di dispersione dei rifiuti in condizioni meteorologiche particolari, qualità della differnziazione che potrebbe migliorare e soprattutto costi complessivi della TARI che non riescono ancora premiare il compartamento virtuoso dei cittadini con un abbassamento dei costi. Sia sugli abbandoni che sulla tariffa grava anche una quota cospicua di evasione non adeguatamente contrastata. Vogliamo intervenire affinché i risultati raggiunti non siano vanificati dalle numerose criticità. Le nostre proposte Impegno del Comune in tutte le azioni possibili finalizzate alla diminuzione della produzione di rifiuti in particolare con il coinvolgimento della grande distribuzione e delle aziende per ridurne la produzione alla fonte e facilitare alcune raccolte speciali; È necessario dare avvio a quella seconda fase del servizio, valutativa e di consolidamento, che era prevista dopo l’avvio del porta a porta ma non ha mai ricevuto pratica attuazione, a partire da una rinnovata campagna di informazione e coinvolgimento dei cittadini e nell’ottica di tenere aperto il sitema ad ogni possibile innovazione e miglioramento; Sostegno alle pratiche del riuso e della riparazione, con isole dedicate per il primo e officine e laboratori per la seconda Valutare la creazione di isole ecologiche di quartiere dove si possa conferire gratuitamente: vetro, olio esausto, batterie, toner, farmaci ecc. prevedendo anche meccanismi premiali che incentivino il conferimento come avviene in molti Paesi europei e contestualmente si possano trovare prodotti finalizzati alla riduzione del rifiuto (per esempio: fontane Ilo dell’acqua, distributore di detersivi biologici alla spina, latte alla spina, ecc.); Verifica della fattibilità della tariffazione puntuale, che introducendo metodi di peso dei rifiuti permetterebbe dì sommare a una tassa minima divisa tra tutti che coprirà i costi di pulizia delle strade e quant’altro, una tariffa che premi chi produce meno rifiuti e penalizzi chi ne produce molti. Sempre in un’ottica di giusta distribuzione dei costi assume importanza la lotta all’evasione, che rappresenta anche un modo di contrastare gli abbandoni. In tal senso la re-internalizzazione della riscossione appare una strada da valutare in quanto permette un’azione di contrasto più efficace. Gli attuali contenitori creano disservizi in particolare in determinate situazioni meteorologiche. Appare opportuno utilizzare i bidoncini al posto della cesta, come avviene già in tutta Italia; questo sistema renderebbe certamente più pratica la gestione dei contenitori. In particolare in centro storico e comunque in alloggi molto piccoli senza spazio esterno si creano spesso situazioni molto difficili per la conservazione in particolare di organico e plastica . Vogliamo studiare soluzioni per questo specifico problema; Richiesta di revisione delle quote di partecipazione in Alia per far pesare adeguatamente il patrimonio di questo territorio. Ridiscutere il modello che affida ad un unico soggetto raccolta e smaltimento che rischia di innescare un meccanismo perverso che può ostacolare l’effettiva riduzione della produzione di rifiuti.
Sanità
La salute è un prerequisito per accedere ad altri diritti. Sappiamo bene che ai comuni non è affidata l’organizzazione dei servizi sanitari. Tuttavia è fondamentale l’azione dei comuni in termini di controllo, proposta, e ‘rivendicazione’ nei confronti del livello regionale e delle aziende sanitarie. Vogliamo riaffermare uno dei capisaldi della legge 833 che instituì il servizio sanitario universalistico: il legame col territorio delle strutture sanitarie. Ci fondiamo su alcuni concetti fondamentali: vi è una stretta relazione tra condizioni socio economiche, ambiente, alimentazione e salute non può essere il mercato (il profitto) l’unico principìo ordinatore del mondo, ma occorre che ci sia una sfera pubblica che agisca in nome di un interesse generale di giustizia e coesione sociale l’ospedale non è l’unica sede in cui si tutela la salute, anzi deve essere lo strumento finale a cui ricorrere dopo aver utilizzato gli altri strumenti rappresentati da una pianificazione urbanistica e una programmazione che mettano al centro la salute e la tutela delle risorse di supporto alla vita (aria, acqua, suolo, alimenti) e che indirizzino i cittadini verso l’assunzione di comportamenti ecologicamente corretti e salutari. Il momento storico, negli anni della ‘crisi senza fine’, è caratterizzato dall’aumento della precarietà, della povertà e dei livelli di diseguaglianza, da una contaminazione diffusa delle matrici ambientali e dal cambiamento climatico che aggravano tutte le precedenti criticità. Il sistema pubblico presenta diversi profili e tendenze alla privatizzazione ed è sottofinanziato. Il blocco delle assunzioni, l’eccessiva compartimentalizzazione delle singole professioni sanitarie, la scarsa tutela delle condizioni di lavoro dei lavoratori del welfare (da 10 anni non c’è il rinnovo contrattuale in sanità!), la tendenza al gigantismo aziendale per perseguire una fallace economia di scala, hanno messo in crisi il sistema. I bisogni si fanno sempre più complessi (in primis l’epidemia di malattie croniche) ed il personale è più disorientato e demotivato. I servizi sociali sono quelli che hanno subito i tagli più pesanti negli ultimi anni (ad es. la quantità di ore di assistenza domiciliare è tra le più basse tra i paesi Eu, il sostegno alla non autosufficienza è assolutamente carente .. .). La carenza di personale è la causa prima della difficoltà ad usare al meglio le dotazioni sanitarie di diagnosi e cura che ci sono, della difficoltà ad assicurare la indispensabile continuità dell’assistenza ospedale-territorio, delle liste di attesa e degli orari e delle condizioni di lavoro stressanti dei lavoratori del settore socio sanitario. Ferma restando l’importante funzione integrativa del volontariato (e più in generale della “cultura del dono”, così negletta negli sviluppi dell’attuale società neoliberista) su molte attività sociali non coperte dal servizio pubblico, l’erogazione dei servizi da parte dei privati non può sostituire le attività tipiche e assodate nel tempo svolte dai servizi pubblici. Il nostro stato sociale (locale e nazionale) ha fissato gli ‘aiuti necessari’ fondamentali come un diritto, e non nella sfera del favore o della carità. Un’aziendalizzazione della sanità tutta incentrata sul controllo economico e lontana dalle conoscenze del territorio, la complessità gestionale aumentata (grazie anche a scelte sbagliate come quella delle ‘mega Asi’), nuove forme di privatizzazione che avanzano in sanità, marcate diseguaglianze nell’accesso alle prestazioni sanitarie e marginalizzazione della prevenzione, stanno peggiorando la sanità pubblica e mettono in crisi i fondamenti della riforma sanitaria del ’78. Si sono ridotti gli spazi della partecipazione dei cittadini, le Regioni hanno abbandonato una vera programmazione dei servizi socio sanitari, i fondi disponibili per i servizi sociali sono stati di molto abbattuti in questi ultimi anni (proprio in corrispondenza dell’aumento della povertà e dei bisogni di protezione sociale), il ruolo degli Enti Locali è stato annichilito. Sappiamo che il Servizio Sanitario locale riesce ad esprimere tutta la sua forza se garantisce una reale vicinanza alle esigenze della popolazione. È dunque compito dei Comuni e delle istituzioni locali svolgere una forte azione di vigilanza e di pressione verso le aziende sanitarie con l’obiettivo di garantire un alto livello di assistenza nei territori specifici. Di conseguenza i Consigli Comunali si debbano costantemente preoccupare anche del funzionamento del sistema sanitario locale e riappropriarsi di strumenti di conoscenza, indirizzo, valutazione. È necessaria una riattribuzione ai territori un’autonomia organizzativa e di bilancio in materia sanitaria; in ogni caso è fondamentale seguire con particolare impegno la stesura e l’aggiornamento del Piano Integrato di Salute per i territori specifici, il rafforzamento della prevenzione primaria in ambienti di vita e di lavoro, con particolare riguardo alla ‘sanità d’iniziativa’ nelle Case della Salute. Le nostre proposte Le Case della Salute (CdS) sono la scelta organizzativa adeguata all’esigenza di integrazione dei servizi sociali e sanitari e per risposte adeguate all’aumento della cronicità anche a seguito del crescente invecchiamento della popolazione. Deve essere apprezzato che nel nostro territorio siano sorte da diversi anni le prime CdS della nostra regione. Ma il percorso pare essersi fermato. Noi vogliamo rilanciarlo, garantendo la presenza di tutte le professioni necessarie e con un effettivo sviluppo della sanità d’iniziativa. li bisogno di salute deve essere riconosciuto prima dell’insorgere della malattia o dell’aggravamento. Anche le insufficienti strutture consultoriali materno infantili dovrebbero essere parte integrante delle CdS ed offrire, particolarmente alle donne, quella assistenza ostetrico ginecologica che costituisce parte non piccola della spesa privata. Il sostegno alla disabilità deve essere avulso da ogni logica ghettizzante e prevedere la più intensa possibile valorizzazione dell’autonomia e dei progetti di vita delle persone; Le zone distretto e le Società della Salute devono essere rafforzate, avere budget dedicati e più competenze sociosanitarie. Per realizzare il cambiamento è fondamentale un nuovo atteggiamento di coinvolgimento degli operatori socio sanitari del territorio: obiettivo fondamentale deve essere quello della motivazione, non la loro gestione burocratica. Questo presuppone un lavoro di relazione molto profondo e ravvicinato sul quale l’organizzazione sanitaria deve investire con tenacia e con pazienza, oltre che con determinazione; La tutela e la ‘produzione’ di salute devono stare in capo a ogni altra politica amministrativa locale, dall’urbanistica ai trasporti, dalJ’istruzione all’edilizia pubblica e privata, poiché è ormai nozione diffusa che i principali danni per la salute derivino dall’ambiente. Il comune, in forma associata nel nostro caso, deve avere un aggiornato Piano per la Salute e, funzionale a questo, disporre di un Profilo di Salute del territorio. Uno strumento, questo, che deve essere non generico e vedere il coinvolgimento degli operatori socio sanitari nella sua costruzione. La riunione periodica del Consiglio Comunale (o Consigli associati) con la dirigenza delle strutture sanitaria deve diventare una pratica corrente. L’informazione è a base di ogni pratica di partecipazione, che, anche rispetto ai servizi socio sanitari, è generalmente depressa o presente solo formalmente in gran parte del nostro paese; È necessario rivendicare presso Regione e aziende sanitarie il potenziamento del personale sanitario e sociale (senza dimenticarsi della prevenzione collettiva e la salute mentale!) e l’eliminazione di precariato e sfruttamento del lavoro professionale in questo campo; Tra i problemi sempre più riferiti c’è senz’altro quello delle difficoltà di accesso alle prestazioni. Insieme al potenziamento delle risorse e all’intensificazione dell’educazione e informazione alla salute delle persone, un altro obiettivo specifico dovrà essere che i tempi di attesa per le principali prestazioni siano fatti conoscere efficacemente, nonché disporre di procedure di sostegno alle persone che incorrono nel superamento dei tempi standard previsti dalle norme. L’organizzazione delle agende orientata ad assicurare la continuità dei percorsi diagnostici e di cura attraverso la distinzione dei percorsi per cittadini presi in carico dai medici specialistici e cittadini presi in carico dai medici di famiglia deve essere resa effettiva.
Scuola
Investire sull’educazione, sulla formazione e sulla conoscenza è investire in democrazia. Sull’educazione il Comune ha individuato da tempo una delle sue competenze distintive e strategiche. Su questo continueremo a investire, senza svendere e privatizzare i servizi comunali che si prendono cura del nostro autentico capitale: le menti e i cuori delle giovani generazioni. Combattere la dispersione e l’abbandono scolastico deve diventare un nostro importate obiettivo. L’Empolese-Valdelsa è ai primi posti in Toscana in questa classifica negativa. La scuola da sola non può farcela, per i tagli che ha dovuto subire, ma soprattutto perché questo deve diventare un valore condiviso da tutta la collettività. L’approccio deve essere, a partire dalla prima infanzia, quello delle politiche integrate: socioassistenziali, sanitarie ed educative.Dobbiamo lavorare per un’alleanza educativa tra scuola e territorio. Un ragazzo in difficoltà a scuola, probabilmente lo sarà anche all’interno della famiglia e del gruppo dei pari. L’ente locale si deve far promotore per realizzare a livello territoriale sinergie tra il ruolo della scuola (istruzione), delle agenzie intenzionalmente educative come associazioni, cooperative, gruppi musicali e teatrali (socializzazione positiva) e della famiglia. Immaginiamo una società aperta e accogliente, che promuove l’interculturalità ad ogni livello, lavoriamo per garantire i diritti di cittadinanza a tutti, anche alta nuova popolazione che arriva da fuori.Vogliamo rafforzare il carattere di Empoli come polo d’eccellenza della scuola secondaria superiore. La qualità degli edifici rappresenta, in modo immediato, quanta centralità diamo alla scuola.Devono essere sicuri, funzionali ed anche belli, come avviene in tutti i paesi avanzati. Vogliamo realizzare un patto con la scuola per individuare le metodologie migliori per affrontare la dispersione scolastica (molto alta nella nostra zona) ed il disagio socio/economico. Crediamo necessario cambiare l’atteggiamento del comune della passata legislatura che è stato impositivo sia sugli aspetti organizzativi (creazione dei Comprensivi) che didattico/pedagogici. Vogliamo favorire la creazione di un tavolo di lavoro paritario ed integrato con le scuole che sappia aprirsi al confronto ed al contributo delle famiglie e del territorio (agenzie formative). Per questo proponiamo di ridiscutere in maniera “non ideologica” la rete del dimensionamento scolastico coinvolgendo tutti gli attori che ruotano intorno alla scuola (famiglie, docenti, personale ATA ed organi democraticamente eletti) avendo come fine un dimensionamento quali/quantitativo veramente ottimale e partecipato. Le nostre proposte Manutenzione edifici. Riqualificare ed ampliare gli edifici scolastici nell’ottica di garantire prima di tutto sicurezza e rispondenza alle esigenze didattiche, ma anche un ambiente di qualità che sia rappresentativo dell’importanza centrale che diamo alla scuola.In particolare sono necessari interventi sull’edilizia scolastica finalizzati arivedere e ristrutturare in via prioritaria le scuole dell’infanzia del centro (via Pier della Francesca, Valgardena, Peter Pan) e di alcune frazioni, con particolare riguardo a Carraia, Cortenuova e Pagnana, che necessitano di interventi strutturali per creare ambienti belli e stimolanti nonché sicuri; interventi urgenti per gli edifici di Ponte a Elsa via F.lli Cervi), Pontorme, Ponzano, e realizzazione del nuovo plesso di Marcignana (scuole primarie). Gli interventi dovranno avere un’attenzione particolare anche all’autosufficienza energetica; – Mensa. La mensa è un momento comunque educativo e come tale va garantito a tutti i bambini, senza esclusioni. Riteniamo utile internalizzare il ruolo di coordinamento della mensa comunale, – sviluppare attraverso appositi capitolati l’acquisto di derrate biologiche, a km O, di stagione, e sviluppare progetti con ASL di educazione alimentare rivolte a insegnanti e genitori; – Trasporto scolastico. Estensione dell’esperienza del pedibus strettamente legato alla mobilità cittadina (meno auto), alla salute (meno inquinamento, più attività fisica) alla crescita culturale in autonomia (più relazioni, più responsabilità, più cura) affiancato da una seria educazione stradale che, con modalità adeguate alla fascia d’età, faccia crescere i giovani net rispetto delle regole utili a consentire la loro sicurezza e quella degli altri. È necessaria un’accelerazione del rinnovo parco automezzi: negli ultimi 5 anni sono stati acquistati 2 scuolabus , troppo pochi; Asili nido e centro 06. Affrontare in maniera risolutiva il problema dal personale precario in quelli a conduzione comunale (garantire il turn aver) e dare soluzione ai prossimi pensionamenti. Ci porremo l’obiettivo di innalzare, attraverso precisi e stringenti criteri da inserire nei bandi, la qualità del personale educativo valorizzando il progetto pedagogico (nelle strutture appaltate). Importante valorizzare il ruolo e la funzione di “coordinamento pedagogico comunale” attraverso l’assunzione di un pedagogista (vacante da tempo) che possa ricondurre ad unitarietà l’intervento del Comune sulla fascia 0/3 anni. Tale assunzione favorirebbe anche l’integrazione di un coordinamento pedagogico zonale in grado di elevare la qualità pedagogica complessiva del territorio e un controllo sulla qualità stessa dei servizi per la prima infanzia; Per ogni servizio comunale rivedere sistema tariffario, esonerando e dando maggiori agevolazioni a quelle famiglie con ISEE bassa e facendo pagare di più a quelle che contano su fasce di reddito alte o altissime; Rendere stretto e costante, il rapporto del Comune con le Scuole Medie Inferiori e Superiori; vogliamo investire risorse umane e materiali nelle istituzioni culturali che già cercano di tenere in pìedi questo rapporto, la Biblioteca e l’Archivio storico com una le; Dare sostegno all’associazionismo, in primo luogo ai centri giovani, che sono uno strumento prezioso nella lotta alla dispersione scolastica, al disagio giovanile e dei migranti; Reintrodurre i corsi per l’apprendimento della lingua italiana e favorire l’integrazione dei migranti in tutti i gradi della scuola; Destinare ogni risorsa disponibile alla scuola pubblica statale; rivedere i corsi universitari decentrati e destinare risorse a sostenere economicamente i percorsi universitari, extra-cittadini, dei meritevoli e dei meno abbienti.
Sicurezza e polizia municipale
Negli ultimi anni, molti partiti aiutati dai mass media hanno preferito alimentare la paura, piuttosto che adoperarsi per far sentire più sicuri i cittadini. Sappiamo che, pur a fronte di dati che indicano che vari tipo di reato sono in diminuzione, questo non cambia il sentimento di insicurezza diffuso, in particolare in questi anni di crisi economica. La differenza tra quello che propongono le destre e quello che proponiamo noi è ‘su cosa’ si sceglie di agire. Conseguenze o cause? Azioni individuali o risposte collettive? La propaganda dei nostri avversari coltiva la paura, così come fa l’attuale Giunta del Partito Democratico. Mentre le mode hanno portato a spendere diverse migliaia di euro, per diventare una sorta di capitale delle telecamere sparse per la città (ma chi le controlla? C’è un operatore costantemente dietro a ciascuna telecamera?). Siamo arrivati a teorizzare un controllo ossessivo che investe sul controllo di vicinato. Se anche le intenzioni fossero buone la direzione pare essere quella di un’illusione di controllo totale. Che però non arriverà mai. Possiamo dire con certezza che da quando la situazione lavorativa di molti di noi è cambiata {precarizzandosi) le cose che incontriamo durante la giornata·ci spaventano di più. È la paura di non arrivare a fine mese, di non riuscire a far fronte a una malattia che colpisce i genitori, di non poter garantire un futuro ai figli. Questa è la paura che genera il senso di insicurezza, che è sociale e non può essere risolta su un piano legale. Agendo cioè sugli effetti e non sulle cause. Per questo le risposte profonde, fuori dalla propaganda, al tema sicurezza tagliano trasversalmente diversi altri campi dell’azione amministrativa. Posto che nessuna amministrazione locale potrà mai disporre di “più Polizia e Carabinieri” poiché la loro dislocazione non dipende dalla volontà locale (pur se il Comune può interloquire con le diverse forze di polizia), conviene diffidare da chi faccia promesse in tal senso in campagna elettorale. Lavoreremo per affermare una visione urbanistica della città in cui l’edilizia residenziale pubblica evitl la creazione di “zone calde” per ridurre le possibilità di ‘guerra tra poveri’ per concorrere alle poche risorse pubbliche disponibili. Intendiamo far vivere le nostre piazze anche oltre gli eventi spot, esclusivamente nelle quattro vie del centro, per far si che il “degrado” sia combattuto dalla presenza nei luoghi pubblici di tanti concittadini impegnati in attività sportive, culturali, ludiche o meramente di socializzazione piuttosto che dalla rincorsa al poliziotto fai da te e delle ronde. Anche la sicurezza stradale è fondamentale, posto che la netta maggioranza degli omicidi in Provincia di Firenze – fonte prefettizia – sono “omicidi stradali”. Affrontiamo questi nodi anche in diverse altri parti del programma, tuttavia pensiamo anche ad alcune proposte specifiche. Le nostre proposte Riorganizzazione del Corpo della Polizia Municipale. li trasferimento della funzione all’Unione non ha infatti dato i frutti sperati ed utilizzare la ‘logica dei carri armati del ventennio’ (lo spostamento di poche risorse da destra a sinistra} finalizzato esclusivamente a dare visibilità non può risolvere i problemi dei cittadini. Un Comando unico rappresenta infatti un’opportunità se riesce a coniugare due esigenze: garantire la presenza su tutto il territorio (non si può pensare che la Polizia Municipale presidi solo i comuni principali ed i capoluoghi di questi), ma al contempo garantire un’adeguata specializzazione dei servizi per poter rispondere adeguatamente alle esigenze della città. Ci sono infatti tematiche relative alla sicurezza che sono taciute nel dibattito nazionale. Tematiche che a differenza di altre di cui, necessariamente, si occupa il Ministero degli Interni attraverso le Forze dell’Ordine, riguardano direttamente o indirettamente il Governo locale. Pensiamo per esempio alla sicurezza stradale, o al contrasto al lavoro nero, all’evasione contributiva, alla sicurezza sui luoghi di lavoro. È impensabile che la Polizia Locale di Empoli non abbia un ruolo chiave nella rilevazione degli incidenti cittadini e non riesca pertanto ad avere una mappatura organica dei punti più pericolosi ed a maggiore incidentalità al fine di prevedere, congiuntamente all’ufficio mobilità, forme di modifica dell’assetto viario al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini. Anche questa è sicurezza! Una (in)sicurezza che ciascuno di noi tocca quotidianamente e che miete molte più vittime delle rapine e del terrorismo internazionale! Noi vogliamo provare non solo a dirvelo ma anche a cambiare rotta. Lotta al lavoro nero e sicurezza sui luoghi di lavoro. Questi sono temi su cui la Polizia locale può proficuamente lavorare al fianco dei cittadini, ricevendo segnalazioni e stando quotidianamente sul territorio al fine di promuovere, previo un attento protocollo d’intesa, segnalazioni qualificate a Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, servizi di Prevenzione della Asi ed Ispettorato del lavoro. Anche questa è sicurezza, ma anche civile convivenza (pensiamo per esempio a luoghi di lavoro insalubri che insistono su aree residenziali) oltre a recupero dell’evasione locale. Accanto alle tipologie di interventi specialistici sopra detti, una pattuglia sia quotidianamente impegnata con una sorta di “ufficio mobile” in ogni frazione della città al fine di recuperare un rapporto diretto con la cittadinanza, rapporto indispensabile affinché l’Amministrazione possa concretamente intervenire sui bisogni di tutte e tutti. – Sono importanti anche ai fini della sicurezza gli arredi, l’installazione e la manutenzione dei giochi per bambini, un’illuminazione adeguata e la costruzione di aree gioco (calcetto, tennis, basket, ecc … ) gratuite e liberamente fruibili dai ragazzi della città senza necessariamente passare da una società sportiva. Ci impegneremo in tal senso perché le piazze ed i parchi tornino ad essere luogo di socialità ed incontro.
Sport
La pratica sportiva è un fenomeno sociale ormai diffuso e che presenta sempre più una stretta correlazione con importanti elementi della vita dei cittadini: la socialità, lo spirito di aggregazione, la salute. Un’Amministrazione Pubblica deve favorire con grande impegno la pratica sportiva a di tutti i cittadini, non solo nelle loro espressioni aggregate {le Società sportive), ma anche come singoli. Una particolare attenzione sarà posta nel rendere veramente lo sport, qualunque sport, praticabile e fruibile da tutte e tutti, a partire dal riconoscere l’importanza dello sport per le persone con disabilità, sia fisiche che cognitive, sia per le persone anziane. Questo impegno è trasversale e si traduce nella accessibilità e nella valorizzazione delle esperienze che vanno in questa direzione. Le nostre proposte Valorizzazione del ruolo e dell’impegno delle tante Società sportive presenti sul territorio; verifica sullo stato degli impianti e sulla loro corrispondenza al fabbisogno cui sono settimanalmente chiamati a rispondere. Ripristino e creazione di spazi sul territorio per l’uso libero e spontaneo da parte di tutti, dove sia possibile praticare sport al di fuori delle Società organizzate {volley, basket, calcetto, tennis, pattinaggio, ecc … ) Lo Stadio Castellani. Questo tema riguarda sia il piano strettamente sportivo sia quello della riqualificazione urbana della città, tenendo presente anche il contesto di difficoltà finanzia rie degli Enti Locali. Il Comune di Empoli è attualmente proprietario d’una struttura di elevato valore immobiliare, ma datata, che ha alti costi di manutenzione – e sempre di più ne avrà – ed il cui utilizzo nettamente prevalente è quello per il gioco del calcio. Quindi pare utile valutare con interesse la proposta della società sportiva Empoli F.C. Al fine di trasferire al privato la gestione dell’attrezzatura per la quale, sostanzialmente, l’Amministrazione si sta esclusivamente caricando di costi. Tuttavia ciò non può prescindere da alcuni paletti fermi: non prevedere metrature commerciali oltre quelle strettamente funzionali all’attività prevalente dell’intrattenimento sportivo sia per non colpire ulteriormente il centro storico, sia per non snaturare un’area, quella di Serravalle, principalmente destinata, eccezion fatta per il giovedì, alla ricreazione, al riposo ed al tempo libero lontano dai templi del consumo. necessità di completare la viabilità della “strada mercato” che conduca dalla S567 (zona Sammontana) alla zona di Serravalle, come da previsioni urbanistiche necessità di tutelare, a costo zero per l’Amministrazione, tutte le realtà attualmente ospitate dal Castellani quali in primo luogo l’atletica, ma anche tutte le palestre lato maratona (Judo, ginnastica Afa, ecc .. ) tramite la programmazione, a carico del privato, di idonei impianti da rilocalizzare secondo criteri urbanistici adeguati, in ipotesi nell’area di via Sanzio al fine di poter servire anche gli istituiti scolastici. Piscina. Verificare l’ipotesi d’una copertura di quella olimpionica esterna al fine di poterla utilizzare 12 mesi l’anno Rivedere l’orientamento attuale sugli sport motoristici. Vogliamo verificare, accanto alla tutela delle manifestazioni storiche, l’apertura il territorio comunale a manifestazioni legate alle nuove propulsioni elettriche al fine anche d’incentivarne l’utilizzo, magari in zone a basso impatto come quella industriale durante il weekend. Ci pare inoltre a tutt’oggi un delitto che si sia mandata in malora la pista di Marcignana. Ad oggi infatti potrebbe essere rivalorizzata pensando a mezzi ad emissioni zero, ed a bassissimo impatto acustico. Potrebbe inoltre essere l’occasione per mettere al centro dell’azione amministrativa anche corsi di guida sicura a costi contenuti e quindi investire nuovamente sulla circolazione stradale.
Territorio rurale
Un nuovo patto città campagna L’agricoltura (i soggetti impegnati risultano circa 2500, dati 2014) da cenerentola dell’economia si sta sempre più connotando come motore fondamentale per lo sviluppo economico durevole e equilibrato dei luoghi. Il territorio rurale, che costituisce gran parte della nostra zona è stato negli ultimi decenni sempre più emarginato, poco valorizzato e deturpato, portando all’erosione delle risorse che vi erano custodite, dai saperi locali alle conoscenze puntuali degli equilibri del territorio, dal patrimonio edilizio tradizionale alla compatta maglia poderale, dai prodotti tipici locali alla fitta trama di canali di drenaggio. Se il paesaggio collinare è in parte stato preservato, quello di pianura conserva ormai solo pochi rari frammenti di agricoltura in armonia con il territorio. L’estrema industrializzazione ha portato, oltre alla semplificazione del paesaggio, un forte impatto sulle risorse (acqua, suolo, vegetazione di margine) e ad una produzione di scarsa qualità. Ma la produzione agricola si connette direttamente al tema del cibo nel piatto; la qualità dei prodotti alimentari è un tema a cui guardano un numero crescente di persone. Le nostre proposte Il territorio rurale deve tornare ad essere un elemento identitaria, valorizzandolo come componente vitale di un unico organismo urbano-rurale, attraverso la promozione di un patto città-campagna che prevede uno scambio vantaggioso tra i due ambiti territoriali, dal presidio territoriale, ambientale ed identitaria della campagna alla promozione economica e sociale delle città. È evidente che l’Amministrazione Comunale non può intervenire sulle filiere produttive ma può attivare alcune azioni: Le azioni previste sono: Salvaguardare da nuove edificazioni le aree agricole periurbane; Sostenere la progressiva riduzione dell’impatto ambientale dell’attività agricola, indirizzandola verso pratiche agronomiche più compatibili con la salvaguardia dell’ambiente, con il divieto d’uso del glifosato su tutto il territorio comunale e favorendo la multifunzionalità delle aziende agricole; Promuovere un Regolamento per l’uso dei prodotti fitosanitari Il principale obiettivo di questo Regolamento è quello di garantire agli abitanti del comprensorio la migliore tutela della salute ed agli agricoltori delle precise norme da rispettare per applicare in modo corretto le tantissime leggi in vigore. Le finalità che lo caratterizzano serviranno a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente e fare interagire gli agricoltori, i residenti, gli ospiti, le amministrazioni locali e le associazioni impegnate sul territorio, con lo scopo di rigenerare l’agricoltura e lo stesso paesaggio, in questa fase di rapida evoluzione, favorendo lo sviluppo di una nuova coscienza comune. Il Regolamento condividerà pienamente il principio di precauzione, presente nei trattati, nelle direttive e nei regolamenti europei, puntualmente ripreso da i molteplici decreti legge, dalle delibere e dalla normativa regionale, con cui si prova a gestire il comparto agricolo e alimentare, coinvolgendo le tematiche ambientali legate alle primordiali risorse naturali: aria, acqua e terra. Questo importante principio tuttavia, viene facilmente eluso e trascurato restando sulla carta, senza coinvolgere nel suo grandioso senso evolutivo le amministrazioni pubbliche ed i settori produttivi; Promuovere l’agricoltura biologica partendo da una sensibilizzazione e formazione per i conduttori degli orti urbani comunali; Favorire l’utilizzo di prodotti locali biologici all’interno delle mense scolastiche, costruendo progetti di filiera finalizzati; Sostenere il mercato contadino con spazi e strutture adeguate; Promuovere un mercato contadino biologico a filiera corta negli spazi coperti dell’ex mercato ortofrutticolo di Avane, con la partecipazione dei Gruppi di Acquisto Solidali; Potenziare l’esperienza di “mercatale” oramai nota ed apprezzata dagli empolesi; Sostenere i gruppi di acquisto solidali presenti sul territorio, che valorizzano i prodotti locali e sostengono le aziende agricole, attraverso ìl loro sostegno anche nella realizzazione di supermercati autogestiti, già sperimentati in altri contesti; Sperimentare nuove forme di agricoltura ad integrazione dei servizi comunali, dagli orti terapeutici riabilitativi agli orti educativi; Censire le ampie aree agricole comunali e/o abbandonate e, attraverso il progetto Banca della Terra della Regione Toscana darle in gestione a giovani imprenditori o usi collettivi. A tal fine possono essere considerati anche i terreni dì proprietà comunale della Viaccia; Favorire la fruizione anche turistica del paesaggio rurale attraverso percorsi per la mobilità lenta fondata sulla fitta rete di strade poderali, in modo da valorizzare le risorse e le produzioni locali e favorire il benessere e la salute collettiva; Salvaguardare, promuovere e valorizzare l’area dell’Arno Vecchio unico varco ìnedificato della pianura empolese, anche attraverso un Piano Integrato Territoriale (finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana) che, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori locali metta in rete le numerose iniziative e soggetti presenti e/o già operanti sul territorio, dagli abitanti ai coltivatori diretti, dalla Anpil alle associazioni locali, per promuovere lo scambio tra città e campagna in un’ottica di bioregione, favorire la conservazione del patrimonio storico esistente e la qualità della risorsa idrica fornita a tutta la città, riqualificare il paesaggio fluviale e favorire la fruizione lenta attraverso itinerari culturali e ambientali; progetti formativi rivolti alla popolazione scolastica sul tema alimentazione e salute; azioni sui ristoratori locali perché siano incrementati i consumi di prodotti locali, soprattutto di olio extra vergine dì oliva.
Turismo
Il turismo è una delle chiavi dell’economia su cui investire. la dimensione del turismo che può riguardare la nostra città è quella del “turismo lento” consapevole attento al territorio curioso delle sue specificità. Dobbiamo attrezzarci per accogliere camminatori e cicloturisti. Non solo la via francigena ma le sponde dei nostri fiumi rese ciclabili, che attraversano borghi e piccole città ricche di arte e storia, possono diventare attrattori di turismo e fonte di lavoro Servono interventi continui nel campo della qualità, dell’innovazione e dell’accoglienza. li mantenimento ed il rilancio dell’immenso patrimonio culturale devono essere portati avanti con gli Enti sovraordinati, con una logica unitaria per l’Empolese Valdelsa che sappia valorizzare tutte le nostre potenzialità. A partire dai nuclei originari del nostro comune: i borghi storici di Pontormo e Monterappoli. Le nostre proposte Attivare un Ufficio Informazioni Turistiche nella palazzina ex Poste della Stazione FS e creare un punto di noleggio bici e car-sharing. Promozione/informazione circa le opportunità di car pooling offerte dai noti portali nazionali di settore. Dare piena definizione della cartellonistica Touring, sia presente nelle guide turistiche internazionali che sul sito web del comune con un portale multilingue. Aprire uno ‘Sportello Europa’, per recepire fondi comunitari e facilitare l’accesso a bandi per imprese, commercio, realtà locali. Nell’ottica del riconoscimento “Ospitalità italiana” si punterà al riconoscimento della ristorazione di qualità che dovrà sempre più puntare sui prodotti locali. Supporto all’artigianato artistico attraverso il riconoscimento degli esercizi storici, con agevolazioni e visibilità, ma anche per coloro che si sono messi in gioco da poco tempo. La città deve puntare su questo valore aggiunto, che la può connotare in senso positivo, dando spazio alle tradizioni e ai mestieri che rischiano di scomparire. li W i -fi pubblico gratuito nelle piazze, nei parchi, nei principali luoghi pubblici, dovrà essere garantito come segno di migliore accoglienza per residenti e turisti. Spazi gratuiti per i writers, anche per riqualificare e dare identità a quartieri periferici. Promozione di zone “Siae free” per esibizioni di strada, come già avviene in alcune grandi citta europee e studiare l’idea di evento per artisti di strada in bassa stagione, in grado di cogliere gli stimoli e le suggestioni della citta di Empoli. Prevedere servizi igienici in aree strategiche dal punto di vista logistico e di accoglienza. Valorizzare le zone naturalistiche qualificanti di Empoli come l’Area Natura le di Arnovecchio (ANPIL), interessante per la presenza di specie vegetali e faunistiche, collegandola con il parco di Serravalle. Acquisire l’area dell’ex cava Manni, attigua all’attuale. Sviluppare le attività educazione ambientale nelle scuole e le visite guidate. Riscoprire il bosco di Monteboro: recuperare l’area con percorsi e camminamenti anche guidati, attrezzati per famiglie, ecc. Realizzare “autostrade del cicloturismo” sulle sponde dei nostri fiumi, che colleghino città toscane note nel mondo, immaginando infrastrutture ad esso collegate Creare un Ostello anche per cicloturismo nell’ex Ferry Hotel della Stazione FS attualmente in stato di abbandono.
Urbanistica e governo del territorio
Una città resiliente e partecipata. La città ci appare oggi come un corpo informe, una urbanizzazione diffusa che ci rende sempre più periferia di una metropoli sviluppata senza alcuna attenzione agli equilibri del territorio. È il risultato della politica urbanistica degli ultimi anni che ha continuato a depredare le risorse del territorio per rispondere a pressioni edificatorie dall’effetto devastante sull’intera città. Parallelamente sono stati erosi e frammentati i residui di campagna di pianura, cancellando ogni relazione tra la città e il suo territorio di riferimento. L’incuria e il disordine degli spazi aperti pubblici è evidente e la costruzione di poli di attrazione raggiungibili solo con le automobili private comporta ulteriore traffico e inquinamento. Scelte predatorie delle risorse ambientali e dei beni comuni che ci hanno riconsegnato un territorio più povero, più vulnerabile e meno vivibile. Qualità dell’aria e dell’acqua pessimi, traffico congestionato, spazi pubblici degradati, rendono scarsa la nostra qualità della vita e ci espongono sempre più agli effetti urbani dei cambiamenti climatici come gli allagamenti e le ondate di calore. Le nostre proposte È necessaria una drastica inversione di tendenza nelle scelte urbanistiche, e il nuovo Piano Strutturale Intercomunale sarà decisivo per disegnare la città futura: dovrà bloccare ogni ulteriore cementificazione e partire dalla rigenerazione del tessuto urbano esistente, dalle frazioni al centro storico, dalle aree produttive a quelle commerciali, per una città che riesca a innovarsi mantenendo salde le proprie radici nel territorio. Un progetto di resilienza urbana in ottica ecologica che rinforzi la trama degli spazi della città pubblica, costruendone una rete efficiente e sappia ricostruire un rapporto virtuoso con il territorio che la circonda e la sostiene. Un patto strategico tra città e campagna che rinforzi il margine urbano bloccando il consumo di suolo, ridia dignità e qualità all’abitare urbano e al paesaggio rurale, rinforzi il sistema ambientale urbano e ne riduca la vulnerabilità e l’impronta ecologica. In particolare le azioni da intraprendere saranno: Stop al consumo di suolo, in tutti gli strumenti urbanistici. Basta alle varianti per concedere nuove ulteriori edificazioni in a ree agricole; Bloccare la svendita dei beni comuni, favorire, al contrario, la rigenerazione degli spazi e dei servizi collettivi nelle frazioni e nel centro storico, anche attraverso patti di collaborazione con gli abitanti per la loro cura e gestione; Tutelare il paesaggio e i beni comuni, attraverso un censimento puntuale dì tutti gli elementi architettonici e ambientali che lo compongono che ne consenta la migliore gestione e un nuovo ruolo nella città contemporanea, oltre ad essere alla base di una loro riscoperta e fruizione. La costruzione di un Atlante del Patrimonio e dei Beni Comuni, dove oltre alle conoscenze tecniche possano confluire i saperi locali degli abitanti con semplici segnalazioni, permette dì costruire una base condivisa di riconoscimento locale; Incentivare i progetti di rigenerazione urbana partendo delle aree dismesse (Ex Vitrum, Ex Montevivo, ex Sert, Casa Ciani, Ex poste di Fontanella, Casa del Fascio (in corso di ristrutturazione, ma anche il palazzo ex sede CGIL in Via Roma, ecc.) o sottoutilizzate (palazzo delle esposizioni, palazzo in piazza farinata, fondi commerciali del centro storico, settori vuoti dell’area produttiva) anche attraverso progetti partecipati che favoriscano forme di gestione civica e di utilità sociale; Risolvere la situazione del cosiddetto “ecomostro” di Ponte a Elsa con l’acquisizione del manufatto ed il suo abbattimento. La destinazione successiva dell’area sarà individuata attraverso un processo partecipato; In particolare per la Montevivo si dovrà garantire in tempi brevi la bonifica dell’area anche facendo ricorso agli strumenti impositivi a disposizione del comune con oneri a carico della proprietà; dovrà essere anche rivalutata la destinazione dell’area; Prevedere all’interno del Piano strutturale la redazione di un Piano del Centri Storici in grado da favorirne la valorizzazio ne e facilitare gli interventi all’interno di un progetto organico; Rigenerare l’area produttiva del Terrafino attraverso una trasformazione in Area Produttiva Ecologicamente e Socialmente Attrezzata (APEA), dove venga efficentato l’uso delle risorse ambientali, dall’acqua all’energia, dai trasporti; per consolidare e ridare competitività al comparto, garantire uno spazio di lavoro decoroso e una qualità ambientale elevata nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, dell’innovazione produttiva e dell’efficienza energetica ed economica; e dove siano collocati anche i servizi necessari. Aumentare la permeabilità di tutte le superfici urbane, dai parcheggi alle piazze al fine di limitare il deflusso superficiale ed evitare picchi del ruscellamento, sovraccarico del sistema fognario, abbassamento della falda freatica, inquinamento delle acque. Migliorare il sistema fognario e collegare le frazioni ancora isolate al sistema di depurazione, anche attraverso l’utilizzo di sistemi di fitodepurazione che oltre ad avere ottimi effetti sulla qualità dell’acqua, hanno ricadute sulla razionalizzazione dell’uso della risorsa con il riutilizzo agricolo, sulla difesa idrogeologica con l’immagazzinamento delle acque nei momenti di picco e in generale su tutto il paesaggio con il miglioramento ambientale e l’opportunità di fruizione; Migliorare il microclima urbano attraverso un sistema di riforestazione collegato con la struttura ecologica del terrìtorio e un sistema della mobilità efficiente (vedi temi specifici) Migliorare la qualità dell’edificato attraverso l’approvazione del ‘Regolamento per l’edilizia bio-eco sostenibile’, che attraverso forme di incentivi premiali possa essere volano di un buon costruire; Riqualificare l’edilizia pubblica, partendo dalle scuole, attraverso il loro adeguamento energetico e al rischio sismico ed incendio, ancora assenti in gran parte degli edifici scolastici; Favorire allo stesso modo l’adeguamento degli edifici privati, ormai in gran parte vetusti, al sisma e incendio attraverso la riduzione della tassazione comunale o altri incentivi.
Verde urbano
Un laboratorio ecologico di nuova cittadinanza Il degrado degli spazi verdi urbani empolesi, il continuo taglio indiscriminato di alberature e la dilagante impermeabilizzazione dei suoli ci hanno portato ad un territorio sempre più fragile, malsano e povero. In direzione opposta a tutte le raccomandazioni internazionali, le direttive comunitarie, le leggi nazionali, e gli esempi di strategie di adattamento messe in campo da molte città per reagire ai cambiamenti climatici, la gestione del verde del nostro comune si caratterizza per una evidente mancanza di cultura ambientale e di una visione sistemica della città, per l’incuria del verde e la scarsa consapevolezza sulle conseguenze dei cambiamenti climatici per l’ecosistema urbano. Le nostre proposte È necessaria una grande opera di ristrutturazione ecologica della città, attraverso la riqualificazione del verde urbano, fatto di filari, parchi, giardini e la sua riconnessione con la rete ecologica territoriale: un progetto complessivo che ricostruisca le infrastrutture verdi sulle quali fondare le azioni di rigenerazione urbana soprattutto nelle aree degradate delle frazioni e del centro. Gli effetti sulla qualità della vita sono molteplici: dal miglioramento della qualità dell’aria, delle acque superficiali, dalla mitigazione delle piene e del ruscellamento, alla creazione di nuovi paesaggi. Ne deriva un significativo contributo per migliorare la qualità della vita sia in termini di salute che di benessere, sociale ed economico. In particolare le azioni che faremo saranno: Favorire la conoscenza e la sensibilità di tutti gli abitanti sul verde come bene comune, attraverso la costruzione di un Atlante partecipato del verde empolese che comprenda il censimento di tutto il patrimonio arboreo e le aree verdi esistenti e serva per costruire un un quadro complessivo condiviso della sua funzionalità, per valutarne la consistenza e monitorarne la salute; Ricostruire la rete ecologica urbana attraverso un Piano del verde organico e partecipato con alla base una azione di riqualificazione e messa in rete delle aree esistenti e la valorizzazione dei paesaggi agrari periurbani, un piano che diventi una componente essenziale di un progetto generale di adattamento ai cambiamenti climatici; Avviare azioni di riforestazione principalmente lungo le vie d’acqua e le infrastrutture, in modo da costruire delle blu greenway, che funzionano sia come connessioni ecologiche che per la mobilità lenta (vedi tema specifico): Arno, Elsa, Orme e Ormicello, Rio Santa Maria diventano le nostre connessioni ecologiche e funzionali tra la città e il territorio .. Rendere permeabili e alberate le grandi superfici dedicate alla sosta, i cortili scolastici, le piazze, attraverso l’introduzione di norme specifiche nel Piano Operativo per le nuove realizzazioni e incentivi per quelli esistenti. Trasformare i parchi gioco attuali, attrezzati con giochi standardizzati in parchi giochi naturali progettati con i bambini e i genitori, dove i giochi siano costituiti da elementi naturali e favoriscono la creatività, siano arricchiti da piante selvatiche e robuste, con spazi di osservazione e interazione con gli elementi natura li: acqua, terra, pietre, piante, fiori, alberi, animali. Favorire la progettazione e l’autogestione degli spazi verdi da parte degli utilizzatori, tramite l’adozione di un Regolamento per i Beni Comuni già adottato da molte municipalità per favorire attraverso la cittadinanza attiva la valorizzazione dei beni, la partecipazione e la socialità. Costruire nuove aree a orti urbani a partire dalle aree agricole di proprietà comunale, attraverso progetti organici integrati al verde urbano e alla mobilità sostenibile, ampliando la possibilità di accesso non solo a soggetti svantaggiati ma a tutta la cittadinanza interessata come strumento per migliorare la socialità e la salute, la conoscenza e la cura dell’ambiente, l’inclusione e l’autostima, la produzione e l’economia locale, l’integrazione intergenerazionale. Cortile aula verde. Promuovere progetti di progettazione partecipata dei cortili scolastici, in modo da trasformarli in spazi di apprendimento all’aperto, dove gli elementi naturali oltre a diventare oggetto di studio e sperimentazione aumentino il benessere e il microclima ambientale. Laboratori per la conoscenza dell’ambiente e soprattutto per la cittadinanza. Piantare due alberi per ogni nuovo abitante, nei cortili scolastici, nei parchi, nelle aree comunali, lungo le strade, nelle zone dismesse e inquinate per riequilibrare la mancanza delle precedenti amministrazioni che non hanno rispettato la legge 10 del 2013 (un albero per ogni nato), diffondere la conoscenza dei luoghi comunali, il rispetto delle specie arboree, l’educazione civica e ambientale. Incentivare la manutenzione e sviluppo del verde privato per renderlo componente integrata del piano del verde, attraverso un regolamento e una campagna informativa dedicata del loro valore ambientale e paesaggistico, sulle possibili soluzioni progettuali e di guida sui vigenti sgravi fiscali nazionali per gli interventi {bonus verde) e di quelli comunali (bonus per autorecupero dei rifiuti organici in compost).