VOTARE O NON VOTARE?!
Di ::: Clara Cutenna :::
All’approssimarsi delle prossime elezioni amministrative e europee inizierà a circolare la citazione (falsa) di Mark Twain che più o meno afferma che se votare servisse a qualcosa non ce lo farebbero fare.
Questo è un esempio di come il sistema, e le fondazioni che si occupano operativamente di attuare l’egemonia neoliberista, riescano a colonizzare la sinistra diffusa. Invece noi sosteniamo che le classi subalterne mai come ora hanno avuto bisogno di rappresentanza dentro le istituzioni. A tutti i livelli e che ripiegarsi su un semplice movimentismo condanna coloro che aspirano a un cambiamento sostanziale della società a puro folclore marginale.
Da quando a metà degli anni ‘80 del secolo scorso il neoliberismo si è strutturato come sistema ideologico pervasivo globale c’è stato un continuo abbandono delle urne da parte di quelle classi che non fanno parte del gioco dei vincitori.
Il neoliberismo è infatti una sorta di “rivoluzione” dei vincitori, si basa sulla distruzione di tutto quello che è collettivo e socializzato e sulla fede cieca in un libero mercato finanziarizzato.
Una sorta di Moloch che divorando tutto farebbe gli interessi collettivi e non si capisce in virtù di cosa.
Il neoliberismo come tutte le rivoluzioni di chi già detiene il potere non ha interesse a essere riconosciuto come ideologia vera e propra, ma come semplice “buon senso” o come ordine naturale delle cose, per cui tutti i tentativi avvenuti nel corso della storia di creare una società egualitaria e di tenere uniti la libertà individuale alla giustizia sociale vanno smantellati nel nome dell’efficienza e di un non meglio precisato progresso.
Il neoliberismo non vuole essere riconosciuto né nominato, ha bisogno di agire come meta-ideologia e non si presenta attraverso un partito, ma tramite delle istituzioni economico-finanziarie che mettono delle condizioni operative ai partiti mainstream, la cui accettazione è condizione necessaria per chi vuole rimanere nella stanza dei bottoni.
Le vittime del neoliberismo non devono considerarsi vittime, ma unità imprenditoriali momentaneamente in disgrazia. Lavoratori salariati senza ormai più potere di acquisto grazie alle speculazione (che viene mascherata da inflazione), precari di ogni tipo, nuovi e vecchi poveri, e in generale tutta quella parte della popolazione che per mantenere degli standard di consumo accettabili è arrivata a sacrificare il proprio tempo e la propria vita.
Questa massa deve stare fuori dai giochi della politica perché la contro-rivoluzione neoliberista funzioni.
Il sistema politico istituzionale deve essere occupato dalle classi vincenti che si presentino in forma liberal progressista oppure in qualche tipo di suprematismo becero.
Senza negare che pure la sinistra storica c’abbia messo del suo, fornendo alternative e nomi non credibili e si sia ripiegata in forme autocelebrative e autoreferenziali, spesso prive di analisi e proposte credibili, dobbiamo mantenere il focus sul fatto che il gioco da far saltare è quello dell’astensionismo selettivo, per cui proprio chi ne avrebbe più bisogno non cerca nessuna rappresentanza.
Se vogliamo creare le basi di una società di persone libere e uguali, dobbiamo occupare la scena politica a 360 gradi, non soltanto nelle nostre riserve indiane. Dobbiamo chiedere a tutti i livelli l’applicazione nella forma e nella sostanza della Costituzione italiana, forse l’unica che mette l’interesse particolare al servizio del generale e non viceversa e proprio per questo è continuamente attaccata dalle vedettes del neoliberismo che hanno cercato a più riprese (e per fortuna con scarsi risultati) di farla a pezzi.
Dobbiamo riportare tutte quelle persone che si sono fatte prendere dallo sconforto generale (sentimento su cui le istituzioni neoliberiste hanno investito senza badare a spese) a votare. Non abbiamo diritto di alimentare questo tipo di indifferenza, è solo funzionale a chi vuole consegnare la nostra vita e le nostre istituzioni al gioco della speculazione e ai fondi speculativi che sono ormai i veri padroni del mondo.
Non basta riempire le piazze, dobbiamo riempire le urne e comunque non sarà semplice e non sarà un percorso di sole vittorie, ma adesso stanno crescendo forme di opposizione alla guerra, al precariato, alla corruzione, al capitalismo selvaggio e al dominio militare che ne è il suo doppio illustre… questo è quello che una sinistra che si misura con la Storia e non con qualche tipo di metafisica o di meta-verso è tenuta a fare.
Lo dobbiamo a quelle migliaia di donne e di uomini che sono stati uccisi e torturati perché questo paese diventasse qualcosa di diverso. Noi li onoriamo continuando la lotta con altri mezzi.
Adesso le nostre armi sono le urne.