LETTERA APERTA
Lettera aperta di Varis Rossi, ex sindaco di Empoli, al professor Stefano Mancuso.
Al dr Stefano Mancuso, insegnante arboricoltura, Università Firenze.
Caro Professore, le scrivo questa lettera aperta che sorge dal mio smarrimento e contrarietà alla proposta di un gassificatore nel territorio della mia Città. Mi scusi e mi capisca per questo “mia città”, voglio dire territorio, un contenitore vitale per tante diversità in superficie e nel sottosuolo. Sono nato ad Empoli. Ho vissuto e vivo come molti di noi in questa realtà; ho per dieci anni ricoperto la funzione di sindaco e quando si fanno esperienze simili i legami restano profondi.
Caro professore intorno al mondo vegetale mi sento un amateur, abbastanza curioso. L’ho sentita parlare alla Radio, per la prima volta, dell’incredibile originalità delle piante, della “loro organizzazione diffusa, della loro morfologia cooperativa e di grande adattabilità. Internet in fondo imita un organismo vegetale”. Grande entusiasmo nell’ascolto, immediato appunto scritto per provvedere! Quel giorno ho acquistato il libro. Intorno a me, nella famiglia in cui vivo, i libri sono assai numerosi, ma un acquisto di corsa come questo, la prima ed unica volta. Un mondo da lei descritto, non sempre visibile, come capace di “interpretare il percorso” possibile, usando anche forme di solidarietà che al di sopra un altro mondo, diverso, spesso arrogante, manco se le sogna. Subito ho associato la sua descrizione al libro di Giobbe, quando al capitolo 14, 7-10, paragona la sua disperazione buia, assoluta, dicendo “Per l’albero c’è speranza: / tagliato, esso può riprendere / e i suoi germogli non cessano di spuntare / la sua radice sotterranea può anche invecchiare / e morire al suolo il suo tronco, / ma al primo scorrere dell’acqua rinverdisce …. / L’uomo, invece, quando muore, giace abbattuto…. Nel 1985, una gelata feroce, mutò il paesaggio toscano per anni ed anni, gli ulivi seccarono, ma la loro radice sotterranea continuò a invecchiare e rinascere nei suoi bracci.
Caro professore, lei dirà, ma cosa vuole questo ex. Nulla voglio. L’ho seguita con piacere e speravo che l’amministrazione comunale di Empoli lo incaricasse per indirizzare e consigliare nel mantenimento e potenziamento del patrimonio vegetale, e questo credo sia avvenuto. Piena condivisione del suo progetto di piantumazione sapiente e diffusa in un’area degradata come quella di Varramista, per me, stessa gioia di quanto fa il nostro Iacopo Melio che dona un albero al mese per tutta la durata del suo mandato, come gesto di speranza e di ripartenza, di cura verso gli altri e del territorio. Per questo, caro professore, non capisco la sua presenza sostenitrice al gassificatore di Marcignana. Leggendo il comunicato dell’11 novembre di Alia non capisco più. Così, quasi un gioco delle tre carte. Si usa lei e la sua botanica fascinosa per circuire i cittadini. Mi dispiace, molto.
“Di circa 7 ettari di parco, che il prof. Mancuso propone di valorizzare con un vero e proprio bosco, composto da oltre 1.300 alberi di varie dimensioni, e 90.000 piante. Un’area che possa ospitare, anche, sperimentazioni agronomiche sull’arricchimento dell’ambiente controllato con anidride carbonica estratta dall’impianto.”
Peccato professore! I proponenti di qualcosa che non esiste in nessun posto, forse in Giappone, terra lontana per antonomasia; hanno bisogno di usare immagini e professionalità egregie, per andare avanti, e procurare al territorio un danno urbanistico che lei dovrebbe, anzi vorrebbe, mascherare. Caro professore continuerò a leggere i suoi libri, ma non di corsa, aspetterò le recensioni. Di un libro non conta leggerlo tutto per essere importante, ma basta uno spunto, una frase, un periodo per renderlo utile e prezioso, viceversa può bastare un sì, un verso, anzi un metaverso per sciupare il tutto. Professore, con rammarico la saluto, nella speranza che il suo bosco nasca da altre parti, meglio nella terra lontana per antonomasia.
Varis Rossi